Mattarella in Belgio. L’Europa dell’eleganza, del dialogo e della memoria condivisa

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Con una visita a Bruges, la Venezia del Nord, si conclude oggi la visita di Stato in Belgio del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Durante la quale il Capo dello Stato, accompagnato da sua figlia Laura, è stato il protagonista di tre giornate dense di simboli, di memoria e di visione, che hanno unito l’eleganza del cerimoniale al rigore della sostanza politica, in un perfetto equilibrio di stile e contenuto.L’accoglienza al Palazzo Reale di Bruxelles da parte di Re Filippo e della Regina Mathilde, lunedì mattina, ha inaugurato un itinerario costruito con attenzione meticolosa e sensibilità istituzionale. L’organizzazione, frutto di una sinergia impeccabile tra il Quirinale, l’Ambasciata d’Italia a Bruxelles – guidata con raffinatezza e determinazione dall’Ambasciatore Federica Favi – e la Casa Reale belga, ha conferito alla visita un tono di sobria solennità. Nulla è stato lasciato al caso: ogni dettaglio, dai protocolli al linguaggio simbolico, ha riflesso i comuni sentire nazionali, ma anche europeo, che lega i due Paesi.Il Presidente Mattarella, accompagnato dalla figlia Laura, ha incarnato quell’Italia che sa essere profondamente europea senza smarrire la propria identità. Nelle sue parole, pronunciate al Parlamento federale e durante il brindisi al banchetto di Stato, è emersa la forza morale di un Capo di Stato che continua a credere nel progetto europeo come garanzia di pace, libertà e progresso. “Non possiamo permetterci cedimenti”, ha ammonito, richiamando la lezione di Henri La Fontaine e dei padri fondatori dell’Unione, da De Gasperi a Spaak, a Spinelli.Il programma della visita – tra Bruxelles, Marcinelle e Bruges – ha intrecciato la memoria storica con la cultura e l’arte. Alla Biblioteca Reale, la presentazione di uno dei più antichi manoscritti della Divina Commedia ha simboleggiato la radice umanistica comune; a Marcinelle, la commemorazione delle vittime del Bois du Cazier ha rinnovato il patto di riconoscenza tra Belgio e Italia, legati dal sacrificio di tanti lavoratori italiani e dall’impegno per un’Europa più giusta e solidale.In questo quadro, la diplomazia italiana ha saputo mostrare il meglio di sé: discreta, preparata, efficiente. L’ambasciatore Federica Favi e la squadra dell’Ambasciata, supportata da quelle del Console Generale, Francesco Varriale, e del Direttore dell’Istituto Italiano di Cultura, Pierre Di Toro, hanno saputo coniugare il rigore istituzionale con la naturale eleganza che contraddistingue la rappresentanza italiana. Una collaborazione esemplare con il Quirinale e con Palazzo Reale, che ha trasformato la visita in un modello di coordinamento e di stile. Anche per l’assistenza che hanno saputo fornire ai giornalisti accreditati.La sobrietà del Presidente Mattarella, il calore umano dei Sovrani e l’efficacia organizzativa di ogni momento hanno restituito l’immagine di due Stati fondatori dell’Unione europea che sanno ancora parlare il linguaggio della civiltà e del rispetto reciproco. Quello di un’unitá europea che non si limita ai trattati, ma vive di relazioni, di cultura, di memoria.Per chi, come me, serve da anni il “Sistema Italia” a Bruxelles, con memore riconoscenza per la prima onorificenza dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, ricevuta quando non avevo ancora trentacinque anni, e dunque motu proprio del Presidente della Repubblica, è stato un motivo di particolare orgoglio vedere rappresentata con tale dignità e compostezza, fuori da ingenerosi stereotipi, la nostra nazione nel cuore dell’Europa. Il Presidente Mattarella ha ricordato che “Bruxelles è casa comune” e che la collaborazione fra Italia e Belgio è, oggi più che mai, un motore di unità e di speranza.In un tempo in cui il linguaggio politico spesso si impoverisce, questa visita ha restituito la nobiltà delle forme e la profondità dei contenuti. Ha mostrato che eleganza e sostanza possono coesistere, e che la forza dell’Italia risiede nella sua capacità di unire sobrietà e visione, creatività e rigore, memoria e futuro.Concludendo il suo brindisi, il Presidente ha augurato ai popoli d’Italia e del Belgio “benessere, prosperità e pace”. Tre parole semplici, ma che riassumono l’essenza stessa del messaggio di questa visita: un’Europa fondata non sull’interesse, ma sulla cultura del rispetto e dell’amicizia. Da custodire gelosamente, e da trasmettere alle future generazioni.