Se la strada conta ancora qualcosa: chiedi a Guè, risponderà coi fatti

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Abbiamo ancora voglia di parlare di periferie? Dovremmo. Perché ne abbiamo bisogno. Dove infatti la gente si aspetta la deriva, gli osservatori più attenti trovano la rotta. E chi ci vive dentro, trova la strada maestra. Uno che ne ha parlato per più di un quarto di secolo con un’efficacia fatti alla mano indiscutibile è Guè, Guè Pequeno Pequeno. E, nulla accade per caso, sono state proprio le periferie a dare vita ad un piccolo, insensato mini-miracolo giornalistico: quello che sta dando vita a queste righe. Un battito accelerato di calore, energia e vibrazioni ci hanno infatti travolto e emozionato lo scorso sabato 18 ottobre, a sud di Milano. Questo cuore pulsante è messo in moto da 3 lettere: V D V, acronimo di Via Di Vittorio. Insieme ad un brand sul territorio come VDV Culture, sabato è stato inaugurato VDV Street Barber. Queste le parole con cui ci hanno accolto Vanna e Peppino, gli attori principali di questa nuova avventura: “Milano Sud è una zona periferica che, con tutte le difficoltà, resta una grande famiglia solidale di supporto verso il prossimo. Arriviamo da un passato che non abbiamo scelto, ma che abbiamo cercato di cambiare. Per questo vogliamo bene alle periferie, vogliamo bene a tutti i quartieri di Milano. Siamo una grande famiglia”.  Ecco: comunità e territorio si fondono nelle parole di Guè, special guest di questa inaugurazione: “Qui ho tanti amici storici ed è anche una delle zone di Milano che più mi ha ispirato per la mia arte. Anche se Milano l’ho vissuta a 360°, qui è un posto che davvero ho nel cuore”. Via Brenta è stata bloccata al traffico, e le foto raccontano la folla che ha atteso la star del rap italiano. Dalla strada, per la strada: ovvero nel suo senso più romantico, come ci dice Cosimo Fini, quello cioè di essere musa ispiratrice. (Folle di fronte al VDV Street Barber, il giorno dell’inaugurazione; continua sotto)Ispirazione che Guè va da sé ricerca anche oltreoceano, come per l’ultimo tour, innovativo per contenuti e visioni, dal suo amore per il clubbing non dimenticando mai di lasciare una porta sempre aperta alle nuove leve, non ultimi i nomi di Sayf e Glocky. “Dedicato ai bassi che fanno tremare i marciapiedi / Dedicato a quelli veri, quelli che non vedi”: come le persone che lavorano a questa nuova realtà e che credono in Milano Sud. Proprio il clima di autenticità che ha pervaso questa giornata e in generale ciò che è VDV CULTURE, ha permesso quello che è oggi un piccolo miracolo: una intervista raccolta al volo, senza mediazioni di uffici stampa, senza sfiancanti accordi preventivi, senza richieste preventive di domande. Ma Guè, e questo dovrebbero riconoscerlo tutti, è una persona che sa riconoscere il vero. E per rispettarlo, sa andare quando serve e quando vuole fuori dai binari prestabiliti. La tua vita ha raccontato appieno ogni angolo di questo territorio e di questa città. Hai buoni ricordi legati Milano Sud?Sì, assolutamente! È una zona a cui sono particolarmente legato per una questione proprio di fratellanza. Qui ho tanti amici storici ed è anche una delle zone di Milano che più mi ha ispirato per la mia arte. Anche se Milano l’ho vissuta a 360°, questo è un posto che davvero ho nel cuore.Un tempo le parole venivano incise nella pietra. Oggi basta un dito, un reel sui social a vanificare il potere della scrittura. Questa, però, come tu insegni, continua ad avere un grande potere. Quali parole inciderebbe Guè nella pietra?Ti dico: Lealtà, Rispetto e Stile.Ognuno di noi cerca la sua strada maestra. Milioni sono i giovani che ascoltano le tue barre. In cosa è stata, per te, maestra la strada e che cosa ti ha insegnato?Insegna un codice che, nel bene e nel male, porta con sé valori molto positivi, come ad esempio quelli della lealtà, che ho citato prima, dell’educazione e della comunità. Riconosco che questi valori con il tempo si  sono andati un po’ a perdere. Chi commenta da fuori, può pensare che la strada viva solamente di aspetti negativi. Invece, per me, tutto questo viene sovrastato e riempito dalla parte più sana di quelli che dovrebbero essere i valori di tutti noi.La Divina Scuola di Hokuto, formatasi in Cina prima del 1800, è una letale arte marziale che prende il nome dalle stelle. Le 7 cicatrici di Ken Il Guerriero rappresentano la Costellazione del Grande Carro, simbolo del suo destino. C’è una cicatrice che ha segnato il tuo o che ha pesato più di altre?Sicuramente sì; quello che, però, penso di essere riuscito a fare bene è stato di trasformarle in punti di forza, e ribaltare l’esito di queste a mio vantaggio.Nel disco “Straight Outta Compton” degli N.W.A le parole più citate sono “Io, io sono, mio”, parole autoriferite. Nonostante questo, il disco veniva, inizialmente venduto in una copertina di cartone colma di ringraziamenti. Per che cosa e chi deve ancora dire grazie a Guè?Niente è dovuto. Non devo obbligare nessuno a dire grazie. Dovrebbe dire grazie chi si sente onestamente di dovermelo dire: per quello che ho fatto, per la cultura street e per la cultura hip hop nel nostro Paese. Specialmente, direi, se è un’artista che è stato ispirato, influenzato da me, oppure dai Club Dogo e dal nostro modo di rappare.Una traccia autentica, una traccia che dura nel tempo, una traccia che attraversa generazioni e continua e rinnovarsi – sotto la forza dell’idea di strada, così bene rappresentata dalla galassia VDV. Presenti infatti all’inaugurazione Shelby, Emanuelino, 500 Tony, Tokyo, Uzi Lvke, Enny P, Made. Sosa Le Prodige e Yd Frost ci hanno detto: “Milano Sud ci ha cresciuto e con la nostra musica vogliamo raccontarla al meglio. La periferia ci ha insegnato l’educazione, la sensibilità e il significato della forza di volontà. Vogliamo fare musica autentica, non di plastica per Tik Tok”. Parole che fanno da eco a questo nuovo spazio di incontro nato alle porte della città.The post Se la strada conta ancora qualcosa: chiedi a Guè, risponderà coi fatti appeared first on Soundwall.