Boots indigna il Pentagono. A rischio la seconda stagione

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Boots è da vedere, e ve ne abbiamo già spiegato i motivi. Ma, al di là dell’ottima e vincente costruzione narrativa, la serie è interessante anche per la sua genesi e per le polemiche che ha scatenato in America: il modo in cui ha denunciato l’intolleranza nei confronti degli omosessuali nel mondo dei Marines ha fatto rumore.La questione è quanto mai attuale. Nonostante dagli anni ’90 in cui è ambientata ad oggi siano cambiate molte cose, e l’orientamento sessuale non rappresenti più un limite per l’arruolamento, il recente tentativo del governo Trump di escludere le persone transgender dall’esercito ha minato i risultati raggiunti.La critica del PentagonoIl Pentagono, attraverso la portavoce Kingsley Wilson, ha tentato di parare il colpo scagliandosi al contempo apertamente contro la serie, come si legge su Entertainment Weekly:Sotto la guida del presidente Trump e del segretario Hegseth, l’esercito statunitense sta tornando a ripristinare l’ethos del guerriero. I nostri standard generali sono d’élite, uniformi e neutrali rispetto al sesso, perché al peso di uno zaino o di un essere umano non importa se sei un uomo, una donna, gay o eterosessuale. [I funzionari] non comprometteranno i nostri standard per soddisfare un programma ideologico, a differenza di Netflix, la cui leadership produce e fornisce costantemente spazzatura woke al proprio pubblico e ai propri bambini“Spazzatura” che però nasce da una storia vera. Una storia che è stata romanzata e trasformata per esigenze sceniche, ma che il pubblico americano aveva già letto nel romanzo The Pink Marine: One Boy’s Journey Through Bootcamp To Manhood di Greg Cope White, uscito nel 2016 e ancora inedito in Italia.L’autore, omosessuale dichiarato che ha servito l’esercito per sei anni raggiungendo il grado di sergente, ha svelato in questo ironico e lucido memoir la sua esperienza, ed ha poi collaborato alla creazione della serie con l’ideatore Andy Parker. Molti eventi da lui vissuti sono stati affidati in scena ad altri personaggi e tanti ne sono stati inventati di sana pianta, così da farne un racconto corale e rendere l’insieme più accattivante.Se nel romanzo tutto era narrato dal punto di vista del protagonista, nella serie sono presenti linee narrative che escludono Cameron (Miles Heizer), come quella del temibile ed inflessibile sergente Sullivan (Max Parker), che ha vissuto lo stesso dramma interiore del ragazzo e non lo ha mai superato. E per interpretare entrambi sono stati scelti attori gay, il che rafforza il messaggio sociale e politico su cui si fonda questo dramedy così ben riuscito.Il clima generale in cui si muove la polemica mette ora a rischio la messa in produzione di una seconda stagione. Che nelle intenzioni degli autori era d’obbligo, come dimostrano il finale aperto sullo scoppio della Guerra del Golfo e le varie storie da approfondire, e che noi ci auguriamo fortemente.The post Boots indigna il Pentagono. A rischio la seconda stagione appeared first on Davide Maggio.