La 20esima edizione della Festa del cinema di Roma si è aperta con due film di confine: ‘Eddington’ di Ari Aster è ‘La vita va così’ di Riccardo MilaniAveva avuto la sua prima mondiale a Cannes Ari Aster, con il suo nuovo lavoro, Eddington. Ora è arrivato anche nelle nostre sale dopo la prima italiana alla Festa del Cinema di Roma, con un affresco decadente e tragico dell’America di oggi. 2020, in una isolata cittadina del New Mexico le mascherine diventano obbligatorie nei luoghi pubblici a causa della pandemia. Da una parte uno sceriffo repubblicano e negazionista, Joaquin Phoenix, con una suocera complottista e una mogliettina svampita e instabile come una miccia, Emma Stone. Dall’altra un sindaco democratico e abbastanza egocentrico, Pedro Pascal, con un figlio attivista.Se con Beau ha paura si esplorava il lato horror del disagio, qui l’intreccio insano tra rabbia sociale, paura e flussi social devianti ci trascina in un cespuglio spinoso di cortocircuiti culturali americani. Gli scontri e le tensioni tra sindaco e sceriffo non sono paragonabili ai nostri placidi Peppone e Don Camillo, ma a sprazzi quello di Phoenix appare come uno sceriffo al di sopra di ogni sospetto. Intorno ai protagonisti violenze psicologiche e fisiche che esplodono come un caricatore surriscaldato per le sue due ore e mezza. Ricomponendo certi ricordi sulle limitazioni da Covid, Aster, con inquadrature destabilizzanti e interpretazioni graffianti, tocca senza delicatezza il midollo più profondo di una nazione in caduta libera. L’incedere della storia ha come punteggiatura anche il faccione di quel Presidente a far capolino da tivù e scrollate, e rimesta lucidamente nel torbido di un’America trumpiana, armata e attualissima.Personaggio che non ti aspetti: il predicatore mediatico di Austen Butler. Meriterebbe spin off. Col suo sarcasmo spietato e sanguinario il film ha incassato nel mondo 13 milioni di dollari, mentre al box office italiano è ottavo.Passando dal diavolo all’acqua santa, arriviamo al nuovo film territoriale di Riccardo Milani. Guarda alla Sardegna La vita va così, alla conservazione di una spiaggia favolosa e incontaminata entrata nelle mire di un grosso gruppo immobiliare per la creazione di un resort tutto mare e lusso. Da una parte una Virginia Raffaele in lingua sarda, insieme al di lei Babbu, l’anziano pastore che non vuol vendere casa a nessun prezzo al mondo, Giuseppe Ignazio Loi. Lui peraltro vero pastore con una genuinità che sembra disegnata apposta, come la storia vera del gran rifiuto da cui parte tutto. Dall’altra Diego Abatantuono, qui magnate supremo di un CDA milanese e senza scrupoli. In mezzo il suo messo e capocantiere Aldo Baglio.Il cinema sociale di Milani già era volato sull’isola per il doc su Gigi Riva, a cui il film è dedicato. Ma il suo amore per le persone, le loro famiglie, e la loro vita nella loro terra non cessa di scorrere attraverso il suo cinema. Questa commedia assume i toni quasi irreali di una favola per tutti quei No di Babbu, ma tutti hanno punti deboli, come anche noi in sala, che ridiamo di cuore per certe scene tra Baglio e Raffaele, ma ci commuoviamo pure per i legami che Milani ci racconta, per quella Sardegna depressa dove lavorare può anche significare vivere quattro mesi l’anno su una spacca ghiaccio per un salario. #PEACEL'articolo Festa del Cinema di Roma 2025: arrivano Riccardo Milani e Ari Aster proviene da Il Fatto Quotidiano.