Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha confermato di avere dato l’autorizzazione alla Central Intelligence Agency (Cia) per compiere “operazioni letali” in Venezuela. Ad anticiparlo è stato il quotidiano The New York Times, ma la conferma è arrivata proprio da Trump durante una conferenza stampa dalla Sala Ovale.Per lui, la strategia di intelligence è valida per cercare di combattere la rete di narcotraffico – diretta da funzionari del regime di Nicolas Maduro – e per cercare di frenare il flusso migratorio dal Venezuela. Secondo il repubblicano, il governo venezuelano sta “svuotando le carceri negli Stati Uniti”.Alla domanda se la Cia ha l’autorizzazione di “eliminare” Maduro, su cui pende una “taglia” offerta dal governo americano, Trump ha detto che sarebbe ridicolo rispondere… ma ha assicurato che il Venezuela sente la pressione da parte degli Usa. Trump ha anche dichiarato che gli americani sono pronti a compiere azioni armate sul territorio venezuelano.Secondo il Washington Post, il direttore della Cia, John Ratcliffe e il segretario di Stato, Marco Rubio, appoggerebbero un colpo di Stato in Venezuela. Il quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung sottolinea come “Trump, come se niente fosse, adesso dice che la Casa Bianca ha autorizzato alla Cia a compiere operazioni coperte nel Paese (Venezuela, ndr). Ufficialmente, si tratta della lotta contro il contrabbando, ma è chiaro che gli agenti devono lavorare principalmente per la destituzione di Maduro. Tuttavia, chi elogia Trump per le sue minacce non comprende come pensa la maggior parte della popolazione latino-americana”.La risposta del regime è stata tempestiva. Con un comunicato ufficiale, il ministero degli Affari esteri venezuelano ha respinto l’intervento, ricordando i casi di Argentina e Cile, mentre Maduro ha dichiarato: “No ai colpi di Stato della Cina. L’America latina non li vuole, non ne ha bisogno, li respinge”.La Cia evoca ricordi traumatici nella regione. L’ingerenza statunitense in America latina ha portato benefici ma anche molti danni. Come ricorda l’emittente tedesco Deutsche Welle, “gli agenti del nord” hanno diroccato molti presidenti legittimi quando non convenivano a Washington: “Hanno avviato guerre civili e spianato il cammino a dittatori, per esempio in Guatemala, ma anche in Argentina o in Cile. Hanno provocato divisioni che persistono nelle società fino ad oggi”.Lo storico Lorenzo Delgado ha spiegato al Deutsche Welle che gli Stati Uniti “creano una rete di informazione in America latina a partire dalla Secondo Guerra Mondiale con l’Office of Strategic Services, che dopo si trasformerà nella Cia”. L’intervenzionismo militare nella regione era presente ed è continuato con la partecipazione americana in molti colpi di Stato. Il primo, sicuramente, è stato in Guatemala contro il governo di Jacobo Árbenz nel 1954; seguito dalla ribellione militare contro la dittatura di Rafael Trujillo in Repubblica Dominicana nel 1961, il colpo di Stato in Brasile contro Joao Goulart nel 1964 e l’incursione in Panama per arrestare Noriega nel 1990. Ma ci sono casi documentati anche in Bolivia e in Argentina. Il più noto? In Cile, contro Salvador Allende nel 1973.E cosa cambia oggi? “La differenza fondamentale rispetto al passato è che, in un mondo determinato dal flusso ininterrotto di comunicazione e interazioni pubbliche sui social network, la Casa Bianca e il Dipartimento di Stato adesso giocano con l’idea di annunciare il passo successivo”, scrive il quotidiano spagnolo El Pais.Questa strategia ha contribuito a seminare molta inquietudine nella regione. La strategia militare nel Mar dei Caraibi si segue da vicino dai Paesi coinvolti nella rete di narcotraffico (Messico e Colombia, in primis).