“Caro ministro dell’Istruzione del Merito, Giuseppe Valditara, i cellulari non sono solo fonte di distrazione, ma sono anche utili alla didattica. Ci ripensi”. La rivolta contro la stretta imposta da viale Trastevere sull’uso a scuola del telefonino, comincia a farsi sentire. Per ora la battaglia è forse un po’ timida e a macchia di leopardo ma a prendere in mano carta e penna per rivolgersi al professore leghista affinché riveda la norma che prevede solo l’uso di tablet e pc sotto la guida dei docenti, ci hanno pensato all’istituto “Duca degli Abruzzi” di Treviso dove – pur adeguandosi alle nuove regole – stanno elaborando una lettera per chiedere al ministero di rivedere la totale messa al bando dei cellulari, anche a ricreazione e nei viaggi d’istruzione. Lì nessuno ha sequestrato il cellulare ai ragazzi consapevoli che secondo alcuni giuristi non lo possono fare.Per i docenti del “Duca degli Abruzzi” il divieto di usare il cellulare durante la lezione può andar bene, ma sottolineano il fatto che in alcuni momenti, attraverso le indicazioni degli insegnanti, l’uso degli smartphone può essere utile proprio sul piano didattico. A stare dalla parte dei docenti è la preside del “Riccati”, Francesca Modin che su “Il Gazzettino” di Treviso ha detto: “Mi spiace sia stata esclusa la possibilità di far usare i dispositivi ai ragazzi per motivi didattici, con la guida dei docenti”.Al “Duca degli Abruzzi” hanno tutta l’intenzione – in ogni caso – di farsi sentire dal ministro: la loro speranza è che la regola venga almeno aggiustata. Pareri contrari a Valdirara arrivano anche dalla dirigente scolastica del Polo tre di Fano, Maria Eleonora Augello, che ha espresso con chiarezza la sua posizione verso il nuovo divieto ministeriale sull’uso degli smartphone in classe. “Durante le lezioni – ha spiegato al “Corriere Adriatico” – utilizzavamo spesso i telefonini, ciò permetteva di rendere le attività più interattive e partecipative. Non possiamo chiedere ai genitori l’acquisto di un tablet, molte famiglie non se lo possono permettere, e noi siamo già impegnati sul fronte della riduzione del costo dei libri di testo”, spiega la dirigente.Al centro della posizione della preside c’è una differente concezione dell’educazione: “Non credo nei divieti, credo più nell’educazione”, afferma. Secondo Augello il rischio di un utilizzo scorretto del cellulare da parte degli studenti si manifesta prevalentemente fuori dal contesto scolastico e in età pre-adolescenziale; proprio la scuola, quindi, dovrebbe rappresentare l’ambiente ideale per formare un uso consapevole dello strumento tecnologico. “Vietare impedisce anche il lavoro educativo sul corretto uso dello smartphone, che dovrebbe essere portato avanti proprio tra i banchi”.L'articolo Uso dei cellulari a scuola, nasce il fronte dei presidi per ammorbidire il divieto: “Possono essere utili sul piano didattico” proviene da Il Fatto Quotidiano.