Contratto metalmeccanici, la trattativa riparte. Lo scoglio? Sempre gli aumenti

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Ora si ricomincia davvero. A sedici mesi dalla scadenza del vecchio accordo, dopo una prima trattativa naufragata a novembre dello scorso anno e 40 ore di sciopero, riparte il negoziato per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici. Lo spiraglio riapertosi in estate, coltivato nei tavoli tematici di settembre sugli argomenti di discussione meno ostici, arriva al momento della verità. Federmeccanica e Assistal da una parte, Fiom, Fim e Uilm dall’altra vanno alla ricerca di un’intesa che al momento resta difficile. In giornata le associazioni datoriali e i sindacati si ritrovano nella sede di Confindustria per capire se c’è uno spazio di trattativa così da trovare un punto di caduta.Il nodo è sempre lo stesso: la richiesta sindacale di un aumento salariale di 280 euro lordi calcolati sul livello C3, nel triennio, così da dare ai lavoratori un incremento reale in un contesto inflattivo pesante. La proposta di Federmeccanica e Assistal prevede invece un aumento medio di 173 euro lordi spalmato su quattro anni e punta su sostenibilità, competitività e welfare aziendale. Il secondo scoglio è la richiesta di una riduzione progressiva dell’orario di lavoro a 35 ore settimanali, a parità di salario. Più semplice arrivare a un’intesa sugli altri punti della piattaforma sindacale: stop alla precarietà, più sicurezza e meno appalti.Il rinnovo contrattuale dei metalmeccanici riguarda più di 1,5 milioni di lavoratori e di lavoratrici addetti all’industria metalmeccanica privata – rappresentata da Federmeccanica – e all’installazione di impianti, le cui aziende sono raggruppate in Assistal. In totale si parla di circa 30mila aziende che nel 2022 hanno prodotto circa l’8% del Pil italiano, rappresentano il 6,2% dell’occupazione e il 45% delle esportazioni del nostro Paese.Numeri che fanno capire quanto la trattativa, sulla quale finora il governo ha influito in maniera men che marginale, riguardi una fetta importante del tessuto industriale italiano. Per questo lo stallo che si è creato nell’ultimo anno e mezzo dovrebbe allarmare ministeri e Palazzo Chigi, rimasti sostanzialmente immobili. L’unico motore che ha permesso di muovere dei nuovi piccoli passi da luglio è stato il cambio del presidente di Federmeccanica. L’addio di Federico Visintin, al quale è subentrato Silvano Simone Bettini, ha permesso un ritorno al tavolo in un clima quantomeno meno conflittuale.Eppure, al termine degli incontri preliminari di settembre, i sindacati hanno ribadito che sui temi del salario e dell’orario le distanze restano “significative“, mentre Federmeccanica e Assistal hanno sottolineato la “necessaria contestualizzazione del rinnovo in una realtà fluida, in divenire” e che, per il rinnovo “di un contratto collettivo sostenibile”, l’obiettivo rimane quello di ricercare un “equilibrio complessivo”. Difficoltà e distanze sulle quali – secondo la Fiom – l’esecutivo potrebbe incidere, limandole con un intervento: “Dovrebbe favorire l’accordo tramite la detassazione degli aumenti, altrimenti noi contrattiamo ma poi finiscono in drenaggio fiscale”, ha detto il segretario generale Michele De Palma al Fatto qualche giorno fa. “Siamo alla prova del nove, rimuovano le pregiudiziali – ha avvisato il leader della Uilm Rocco Palombella – Ci aspettiamo rigore e responsabilità”.L'articolo Contratto metalmeccanici, la trattativa riparte. Lo scoglio? Sempre gli aumenti proviene da Il Fatto Quotidiano.