Michaela Benthaus, ingegnera dell’Agenzia spaziale europea (Esa), 33 anni, sarà la prima astronauta nello spazio in sedia a rotelle. Parteciperà a una missione suborbitale a bordo del razzo New Shepard di Blue Origin (l’azienda fondata da Jeff Bezos). La data del lancio è ancora segreta: «Sarà Blue Origin ad annunciarlo ufficialmente», dice oggi al Corriere della Sera. Michaela ha avuto un incidente il 30 settembre 2018 durante una discesa in mountain bike: «All’inizio è stato devastante. Ma ho deciso di non definirmi attraverso ciò che avevo perso».La carrieraDopo la laurea in meccatronica e un master in ingegneria aerospaziale, è entrata all’Esa, dove si occupa di esperimenti di radio-occultazioni marziane: «Fin da bambina mi affascinavano il volo e le stelle. Ho sempre amato la scienza e la sensazione di libertà. Dopo l’incidente ho capito che, anche se il mio corpo era cambiato, potevo comunque contribuire all’esplorazione spaziale». Nel 2022 ha avuto un primo contatto diretto con la microgravità: «Durante un volo parabolico si vivono circa venti secondi di assenza di peso a ogni parabola: è una sensazione indescrivibile. Poiché non posso usare le gambe, abbiamo creato un sistema di ancoraggio con cinghie e velcro per tenermi stabile. Ha funzionato. In quel momento ho capito che lo spazio poteva davvero aprirsi a tutti».Missione analogicaPoi la partecipazione a una missione analogica sulla terra nel 2024. «Era alla base Lunares, in Polonia: due settimane senza finestre né luce naturale, solo comunicazioni via email. Simulavamo la vita su Marte. È stato interessante vedere come reagiamo all’isolamento e alla collaborazione in spazi ristretti». Ora il volo con New Shepard è «Una conquista collettiva. Le difficoltà ci sono — come l’ingresso e l’uscita dalla capsula o le procedure di emergenza — ma sono superabili. La sfida più grande è cambiare la mentalità: dimostrare che la disabilità non è un limite. Lo spazio deve essere per tutti».L’Esa e la disabilitàL’Esa ha avviato un programma per astronauti disabili: «Mi ispira molto il caso di John McFall, atleta paralimpico con un’amputazione a una gamba. È stato selezionato per uno studio di fattibilità, ma non è ancora andato nello spazio. Credo che il settore commerciale accelererà ulteriormente sull’inclusione». E lei ci tiene a farlo sapere: «Andare nello spazio è un privilegio, per chiunque. Non bisogna mai smettere di sognare, ma nemmeno dare nulla per scontato. Non si sa mai quando potrà arrivare l’occasione giusta. Sono la prima, ma non intendo essere l’ultima».L'articolo Michaela Benthaus, la prima astronauta disabile che andrà nello spazio: «Ma non voglio essere l’ultima» proviene da Open.