Sono sempre stato pigro, accidioso, con il vessillo dello spleen che mi sventola sempre sulla testa, poi con gli anni si diventa un po’cinici, viene da pensare “che vada alla malora questo mondo che crede solo nel Mercato e se ne fotte della vita umana”, e quindi avrei voluto starmene a letto a leggere Spinoza, De Finetti, Steinbeck, Darwish, e invece mi arriva un messaggio da mio fratello Roberto “Ricky, sveglia, andiamo alla manifestazione per la Palestina“.Porca vacca! Che cosa cambia se ci sono o non ci sono? Che cosacambia nel mondo? Vinceranno sempre gli interessi economici. Non c’è speranza. Eppure mi alzo, faccio la doccia, carico la batteria della videocamera, accendo il computer e scrivo un aforisma in tema con la mia decisione di andare: La coscienza non ha bisogno di esami, ma di lotta. Lottare, lottare sempre. Letto, lotta, lutto. La vita in sintesi.Prendo la bicicletta e raggiungo mio fratello, pedaliamo verso la manifestazione. Ci fermiamo a fare colazione da Marchesi, il privilegio dei privilegiati senza bombe. Mi viene in mente il passo di Darwish, poeta e scrittore palestinese, che durante il bombardamento di Beirut nel 1982 si prepara il caffè come un rito sacro, anche sotto le bombe e il pericolo costante di finire sotto le macerie, ma preferisce morire avvolto dall’aroma di caffè, per sentirsi ancora umano e non bestia in pericolo.Incontriamo Edoardo Marabini, un bellissimo ragazzo efebico, intelligente e colto che ha una galleria d’arte contemporanea, quattro chiacchiere e una sigaretta, e poi via verso la Palestina, o meglio: verso la manifestazione pro Palestina in Porta Venezia. Accendo la mia videocamera che sguinzaglio tra i volti dei giovani, tanti giovani che si sgolano in cori come “Nemmeno un chiodo per Israele” o “Palestina libera dal fiume al mare”, magari non tutti i concetti sono condivisibili, ma quello che conta è l’energia umana che li smuove, e penso a quanto abbiamo calunniato i giovani noi “adulti”, invece sono qui, numerosissimi, a dire il loro no al massacro dei civili, all’ingiustizia, sono qui, anche se un altro mondo è impossibile, anche se ci sono rimasti solo i simboli come la Global Sumud Flotilla, anche se è il Mercato che deve restare sempre vivo e non gli esseri umani, vittime sacrificali al dio Denaro, al Gas, al Petrolio.Anche Elisabetta Canalis partecipa alla manifestazione, sottoforma di cartellone. E c’è anche Roberto Bolle che ha preso posizione di danza a favore dei palestinesi, ma anche lui è un cartellone in questo momento. La danza, la poesia, il caffè. Tutto ciò che ci rende umani, contro le macerie, la cenere e l’odio. Non gli israeliani ma il governo di Israele, comandato da quel pazzo criminale di Netanyahu, si sta “divertendo” a trasformare i bambini in carbone, tutti questi giovani sono qui perché non amano il carbone e nemmeno io.Lo spettro del cinismo è sempre presente in un angolo sperduto della mente, dopo la manifestazione ho sentito un giovane dire: “Ragazzi, ora andiamo da McDonald’s o dal kebabbaro?”. Verso sera magari un happy hour con salumi e vino e tanta musica. Ma questo è il privilegio, non è una colpa o almeno non dovrebbe essere vissuto come una colpa, altrimenti non esisterebbe più la serenità o la gioia di vivere e il diritto ad essere giovani. Quindi da cinico perplesso, da pigro impenitente, da adulto inquieto, mi viene da dire grazie a tutti questi giovani che ancora lottano, che ancora sperano, proprio perché “la coscienza non ha bisogno di esami, ma di lotta”.Ognuno lotta con i propri mezzi, io con la mia piccola, libera, anarchica videocamera che accendo, vincendo la pigrizia. Spinzoza mi aspetta a casa: “La pace non è l’assenza di guerra, è una virtù, uno stato mentale, una disposizione alla benevolenza, confidenza, giustizia.”L'articolo Manifestazioni per la Palestina a Milano: voglio dire grazie ai giovani che lottano proviene da Il Fatto Quotidiano.