Le cellule della pelle umana possono essere trasformate in ovuli fecondabili, aprendo nuove interessanti prospettive per i trattamenti dell’infertilità. Questo curioso risultato emerge da uno studio, pubblicato sulla rivista Nature Communications, condotto dagli scienziati del Center for Embryonic Cell and Gene Therapy e della Division of Reproductive Endocrinology and Infertility presso la Oregon Health & Science University, e della CHA University in Corea del Sud. Il gruppo di ricerca, guidato da Nuria Marti Gutierrez, Aleksei Mikhalchenko, Paula Amato e Shoukhrat Mitalipov, ha dimostrato che è possibile indurre una divisione cellulare sperimentale nelle cellule della pelle attraverso il trasferimento nucleare (SCNT), riducendo il numero di cromosomi e avvicinandosi al processo naturale che porta alla formazione dei gameti, ovuli e spermatozoi.L’infertilità, spiegano gli scienziati, colpisce milioni di individui in tutto il mondo, generando ansia e problemi di insoddisfazione a livello individuale e di coppia. In alcuni casi, la difficoltà a concepire è associata alla disfunzione o all’assenza di uno dei gameti, necessari entrambi per la formazione dello zigote, l’ovulo fecondato. La fecondazione in vitro, che unisce un ovocita e uno spermatozoo al di fuori del corpo umano, permette di ottenere un embrione da trasferire nell’utero. Tuttavia, questa procedura può essere piuttosto invasiva e non sempre porta i risultati sperati.In questo lavoro, i ricercatori forniscono la prova di concetto di un approccio alternativo, che consiste nel trasferimento nucleare di cellule somatiche. Gli scienziati hanno utilizzato ovociti umani prelevati da donatrici e li hanno privati del loro nucleo. In questi citoplasmi sono stati inseriti nuclei di fibroblasti, ottenuti da cellule somatiche. Una volta trasferiti, i cromosomi somatici si sono condensati e hanno formato strutture simili a fusi meiotici. Le unità biologiche si sono quindi differenziate in ovociti funzionali. Il processo ha permesso agli scienziati di ottenere 82 ovuli pronti per la fecondazione. Lo studio proof-of-concept fornisce la prova che la riprogrammazione cellulare potrebbe essere una strada praticabile negli esseri umani per affrontare l’infertilità. Tuttavia, precisano gli scienziati, la possibilità di future applicazioni cliniche richiede ulteriori ricerche per garantire l’efficacia e la sicurezza di questa metodologia.In effetti, riportano gli scienziati, dopo la fecondazione con spermatozoi, gli ovociti non procedevano autonomamente nello sviluppo. Per superare questo ostacolo, gli esperti hanno applicato una attivazione artificiale con impulsi elettrici ed un inibitore selettivo delle chinasi, che ha permesso la separazione dei cromosomi. Il sequenziamento ha rivelato che in media lo zigote manteneva circa 23 cromosomi, mentre gli altri venivano espulsi in un corpuscolo.In termini numerici, solo il nove per cento degli embrioni ha mostrato la capacità di integrare cromosomi di origine somatica e spermatozoica entro il sesto giorno dalla fecondazione, fino a raggiungere lo stadio di blastocisti. Non è stato possibile coltivare ulteriormente gli embrioni oltre questo stadio, che coincide con il momento in cui normalmente si effettua il trasferimento in utero. Come principali limitazioni dello studio, i ricercatori riportano il fatto che la percentuale di sviluppo oltre la fecondazione è stata piuttosto scarsa, e sono state osservate anomalie cromosomiche nelle blastocisti. Tuttavia, precisa il team, il lavoro dimostra che questo processo è potenzialmente applicabile alle cellule umane, e apre la strada a ulteriori ricerche su questa tecnica innovativa.“I nostri risultati – scrivono gli scienziati – dimostrano la possibilità di indurre una riduzione del numero di cromosomi in cellule umane ricostruite, ma al momento rimane un concetto sperimentale”. Nei prossimi step, sarà necessario risolvere la casualità della segregazione cromosomica, che favorisce le anomalie, e introdurre la ricombinazione genica, fondamentale nella meiosi naturale per garantire la variabilità genetica e la corretta distribuzione dei cromosomi. “Ulteriori progressi in questo campo – si legge nel paper – potranno portare alla generazione di gameti funzionali a partire da cellule somatiche, il che aprirebbe nuove strade nei trattamenti per l’infertilità”. “Siamo ancora molto lontani dall’applicazione clinica di questa procedura – concludono gli scienziati – ma il nostro lavoro suggerisce un nuovo approccio potenzialmente efficace e sicuro, che potrebbe aiutare molte coppie a coronare il sogno della genitorialità”.Lo studioValentina Di PaolaFoto: Ovocita SCNT umano con fuso visibile (punto luminoso all’interno) prima della fecondazioneCredito: laboratorio MitalipovL'articolo “Ovuli fecondabili dalle cellule della pelle”, lo studio su Nature. Gli scienziati: “Concetto sperimentale contro l’infertilità” proviene da Il Fatto Quotidiano.