Gaza, Pro Pal e il rischio di ritorno al terrorismo. Gli scenari di Dambruoso e Morselli

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Le agitazioni di questi primi giorni di autunno hanno richiamato l’attenzione degli apparati della sicurezza per una diversa valutazione sui rischi connessi per riattivazioni terroristiche dello jihadismo europeo.La situazione a Gaza, stigmatizzata anche dal Presidente Mattarella, ha scosso le coscienze di tanti cittadini che pacificamente si sono riuniti in molte piazze italiane per manifestare la propria indignazione. Come spesso accade, queste manifestazioni di esercizio della democrazia forniscono l’occasione ad alcuni per compiere indiscriminati atti di violenza, nella convinzione che serva a dare visibilità alle ragioni della loro debordante progettualità o addirittura nel praticare il criminale intento di generare caos e sfidare le istituzioni.Al di là delle manifestazioni pacifiche di dissenso, occorre chiedersi se la situazione in Medio Oriente possa innescare un violento tentativo di destabilizzazione dell’ordine interno o, ancora più gravemente, di un attentato terroristico in Occidente ed in particolare in Italia.Sono ormai fortunatamente lontani gli anni in cui i principali gruppi terroristici palestinesi avevano stretto legami ed alleanze con l’eversione terroristica europea, compiendo attentati nel Vecchio continente per sfidare quello che ancora oggi viene definito “imperialismo sionista-americano”.Il Fronte Popolare di Liberazione della Palestina, guidato dal medico cristiano ortodosso George Habbash, fu un movimento marxista leninista che organizzò e portò a termine diversi attentati in Europa – uno di questi a Fiumicino il 22 luglio 1968 – e che stabilì forti cooperazioni operative con l’eversione terroristica di sinistra, rappresentata allora dalla tedesca Rote Armee Fraktion RAF, dalle italiane Brigate Rosse e perfino da mercenari solitari come il famigerato terrorista venezuelano Ilich Ramirez Sanchez, meglio conosciuto come “Carlos lo Sciacallo”. Ugualmente documentati sono i rapporti di Al Fatah e dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina OLP con il terrorismo rosso, anche nostrano, il quale grazie a questa vicinanza ha potuto contare su armi di fabbricazione sovietica e campi di addestramento in Libano per i propri membri.Diversamente da queste organizzazioni, Hamas non ha storicamente mai compiuto atti terroristici in Occidente. C’è infatti il rischio di perdere l’emotiva solidarietà diffusasi in Europa. La causa palestinese viene oggi celebrata da tanti movimenti in Europa ed in America e sarebbe un grave errore politico-strategico seminare terrore fra la popolazione occidentale, che ora più che in passato, dimostra sensibilità e attenzione rispetto ai drammi di quel popolo. Ma alcuni temono fondatamente che l’iniziativa terroristica possa avere come obiettivo le istituzioni o le forze armate, soprattutto straniere, che sul nostro Paese, nell’ambito dell’Alleanza Atlantica, possono contare su diverse basi ed avamposti. Ma con le ultime iniziative di Trump per la ricerca di un accordo, ancora non finalizzate, i rischi non sembrano superati.Il terrore non è, ad ogni buon conto, una “scienza esatta” soprattutto da quando, all’indomani dell’11 settembre, il radicalismo fai da te sul web ha trasformato un qualsiasi squilibrato in una potenziale minaccia per la sicurezza internazionale. Non è quindi peregrino ipotizzare che i fatti in Medio Oriente possano accendere il risentimento di qualcuno che, anche autonomamente, decida di compiere un atto estremo. La causa palestinese, pur se è sempre rimasta fuori dal solco dello jihadismo globale – evidentemente anche perché legata ad attori come l’Iran ed Hezbollah, sciiti che sono profondamente invisi ai salafiti – dal 2006 è sostanzialmente sostenuta da un gruppo islamista legato ai “Fratelli Musulmani”, circostanza questa che sollecita le preoccupazioni degli apparati della sicurezza.L’ideologia dei Fratelli Musulmani di Hasan al Banna, diffusa dagli scritti del loro interprete più famoso, Sayyid Qutb, ha rappresentato, per anni, l’humus culturale entro il quale sono germogliate le sigle più temibili del terrorismo islamico: Al Qaeda, Isis/Isil/Is, Jabhat al-Nuṣra, Boko Haram, Al Shabaab, Jemaah Islamiyah.All’origine della radicalizzazione vi sono spesso la rabbia ed il risentimento per un mancato riscatto socioeconomico in una terra straniera, uniti, in una mente con fragilità e disagio, a un’indole criminale che non prova rispetto alcuno per l’esistenza umana. In altre parole, il cosiddetto “lupo solitario” che vuole colpire il sistema, potrebbe non aver bisogno di troppe riflessioni dottrinali per agire. E quindi, pur se oggi sembra che la ferocia jihadista verso l’Occidente abbia conosciuto una battuta d’arresto – tanto da riabilitare Abū Muḥammad al-Jawlānī, ex terrorista di Al Qaeda molto vicino a Ayman al-Ẓawàhiri, come legittimo Presidente della Siria – l’attenzione verso l’estremismo islamico non deve mai essere distolta.Non si dimentichi in questo senso che il 22 marzo 2024 lo Stato Islamico ed in particolare la sua declinazione afgana, l’Islamic State Khorasan Province IS-KP, ha rivendicato in Russia, presso la sala concerti del Crocus City Hall di Krasnogorsk, un terribile attentato che ha causato 145 morti e 551 feriti.Al di là del versante legato alla minaccia terroristica internazionale, la peculiarità della causa palestinese è stata sempre anche quella di attirare le simpatie dell’eversione interna e gli scontri occorsi in alcune piazze italiane in questi ultimi giorni hanno risvegliato antiche paure fra i cittadini. I movimenti anarco insurrezionalisti, che dopo la pandemia sembravano meno presenti e attivi, avendo sviluppato la propria indole violenta prevalentemente per la campagna anti Tav, potrebbero ritrovare vitalità dalle manifestazioni pro-Palestina con l’intenzione di incanalare il risentimento e l’indignazione verso forme strutturate di lotta alle istituzioni.Un altro pericolo da non sottovalutare è quello per cui le contestazioni al Governo di Netanyahu possano tradursi, in alcuni casi, in atti di autentico antisemitismo. L’antisemitismo ha caratterizzato movimenti politici estremisti sia di destra che di sinistra. Riconosceree reprimere queste condotte in tempo deve evidentemente costituire una priorità per il nostro Paese.L’Intelligence italiana nel contrasto al terrorismo da tempo monitora preoccupanti manifestazioni sui social che mirano ad aggregare giovanissimi, a volte non ancora quattordicenni, in gruppi dove si mescola antisemitismo, jihadismo e ricerca di una personale identità.Ora che il Presidente Trump ha proposto un piano di pace in 20 punti, comprensivo del cessate il fuoco immediato e dello scambio degli ultimi 48 prigionieri israeliani rimasti in mano palestinese, proposta forse accettata da Hamas che ha fatto trapelare – via Qatar – di essere pronto a cedere l’amministrazione di Gaza ad un organismo indipendente palestinese, lo Stato d’Israele dovrà interrompere gli attacchi ed i bombardamenti.Donald Trump, al di là dei trionfalismi con i quali ha salutato il raggiungimento di questo accordo, dovrà esercitare tutta la propria autorevolezza per vigilare sul suo effettivo rispetto “da entrambe le parti”, così come ha suggerito recentemente Ehud Barak, ex primo ministro d’Israele e storico rappresentante del Partito Laburista Israeliano. Il rispetto di questo patto può aprire realmente uno spiraglio verso il raggiungimento della pace e verso il riappacificarsi delle piazze e la normalizzazione dell’ordine pubblico. Diversamente si sarà trattato dell’ennesimo fallimento dell’amministrazione Trump, che non potrà peraltro sperare nel riconoscimento perseguito del Nobel per la Pace.