Una miriade di luci al neon illuminano la notte della terza città più grande del Giappone. Brillano in stile Blade Runner, dandole un’energia vibrante che la pervade togliendole il sonno: un Genius loci bizzarro sembra accogliervi in una grande festa, soprattutto nel quartiere di Dotonbori, il cuore pulsante di Osaka, simile ad un luna park. Ci sono più luci che a Natale in questo incrocio di strade affollatissime ad ogni ora del giorno e della notte, dove affacciano insegne luminose, qualche drago, polpo o granchio gigante, mascotte di ristoranti che, strano ma vero, sono diventate delle autentiche icone come il Kani Doraku Honten, l’enorme crostaceo animato affisso sopra l’entrata del locale, esempio di marketing ben riuscito, sorvolando lo stile un po’ kitsch.Dimenticate il minimalismo giapponese e lasciatevi trasportare dal turbinio di luci e colori, stupire dalle forme ingombranti e stravaganti, e contemplate almeno per un attimo il glorioso Glico Man, l’insegna pubblicitaria della fortunata azienda dolciaria che illumina il centro di Dotonbori: una grafica anacronistica dai pixel giganti immortala da decenni l’immagine del famoso corridore con le braccia alzate in segno di vittoria, un’allegoria in stile nipponico che è diventata un vero e proprio simbolo cittadino.Osaka non eccede in raffinatezza ma nessuno la può superare nel buon gusto gastronomico, tanto da essere considerata la capitale della cucina giapponese. Un tempo era il centro più importante del Paese per il commercio del riso, e ad oggi quel legame con il cibo non si è mai spezzato, tanto da diventare quasi un’ossessione, non a caso il detto locale è “kuidaore”, ovvero, “mangia sino a rovinarti”. Questo slogan rimanda perfettamente alla patria dell’okonomiyaki e dei takoyaki, rispettivamente la frittella giapponese a base di farina, patata dolce grattugiata, dashi (brodo di pesce) e cavolo, impreziosita con carne e/o pesce, alghe e salse di ogni genere, e le frittelle a forma di pallina a base di polpo, entrambe tra le specialità più amate nel Paese.Osaka è vivace, come i suoi abitanti, noti per non amare i formalismi, una realtà senza pretese di competere per arte, storia o cultura con Kyoto e Nara, antiche capitali imperiali a poca distanza. Eppure anch’essa svela alcuni preziosi camei del passato come il suo castello, così luoghi di pace e tranquillità, templi e giardini che racchiudono tutta l’essenza più intima e riflessiva. Quasi per paradosso, la città mantiene salde le radici del passato senza ostentazioni, tracciando una rotta per un futuro consapevole, e vent’anni dopo l’Aichi Expo 2005, Osaka torna a parlare del domani con Expo 2025, riportando la comunità internazionale in Giappone.“Designing Future Society for Our Lives” – “Progettare la società futura per le nostre vite” è il tema di questa edizione, una proiezione verso il domani che vede la sostenibilità come un principio guida, e l’innovazione, una leva di crescita. L’esposizione universale ha aperto il sipario lo scorso 13 aprile e chiuderà il 13 ottobre 2025, queste sono le ultime settimane per partecipare all’evento mondiale che parla di tecnologia e progresso, ma anche di tradizioni e cultura, empatia e connessione: “Salvare vite”, “Potenziare vite” e “Connettere vite” sono i tre sottotemi che incoraggiano a progettare una società sempre più consapevole.L'articolo Osaka, la città del futuro: la nostra guida per visitare la città approfittando di Expo 2025 proviene da Il Fatto Quotidiano.