La giornata di lotta di lunedì 22 settembre, cui ho avuto l’onore di partecipare insieme a milioni di altri lavoratori e cittadini italiani, resterà memorabile per varie ragioni. Proviamo ad elencarle. Ma anzitutto un attestato di stima e un ringraziamento non formale ai compagni dell’Unione sindacale di base, del Collettivo autonomo dei lavoratori portuali e delle numerose altre sigle sindacali nazionali e locali, ai comitati, alle associazioni di studenti e ai numerosi altri soggetti, collettivi e individuali, che hanno dato vita con coraggio, coerenza e lucidità a questa impresa, animando lo sciopero e le decine e decine di manifestazioni che hanno percorso le strade di numerose città italiane grandi e piccole.Si è trattato di una giornata di lotta memorabile per varie ragioni. Intanto per il suo successo che non era affatto scontato. La manifestazione di Roma, che ho vissuto dall’inizio alla fine, era davvero oceanica. Tutto si è svolto nel massimo ordine e con la disciplina ammirevole cui il popolo sa attenersi nei momenti decisivi della sua storia, al punto che perfino il questore e il prefetto di Roma, cui va riconosciuta ancora una volta grande correttezza istituzionale e sperimentata professionalità, hanno riconosciuto la perfetta riuscita della manifestazione con una partecipazione che, per riprendere le parole del questore di Roma, è andata al di là delle stesse previsioni dei suoi promotori. E non si può certo dargli torto. Né era scontata la partecipazione allo sciopero da parte di tanti lavoratori e lavoratrici, nonostante gli ostacoli eccessivi frapposti dagli organi competenti a regolamentare gli scioperi nei servizi essenziali, con percentuali molto importanti nei trasporti, nella sanità, nella scuola e università, e nel complesso e frammentato tessuto delle imprese private.Ben può dirsi quindi che con questa giornata di lotta i lavoratori italiani hanno riaffermato la loro centralità in un contesto sociale segnato, oltre che da guerre, riarmo e genocidi, da una costante umiliazione, che dura da propri anni, del proprio ruolo fondamentale e che si manifesta col ritmo insopportabile degli omicidi quotidiani sul lavoro, coll’approfondimento delle diseguaglianze che vedono pochi privilegiati il cui contributo al bene comune è fortemente discutibile, beneficiare di stipendi e appannaggi vari mostruosamente eccessivi, mentre i lavoratori e le loro famiglie faticano per arrivare a fine mese. Da vecchio marxista incallito non posso che esserne felice, constatando come si sia aperta così nel migliore dei modi una lunga stagione di lotte che deve continuare per fare finalmente dell’Italia un Paese a misura di chi ogni giorno fatica, venendo spesso ignobilmente sfruttato, per tirare avanti la carretta.Il secondo motivo era legato alla motivazione principale della mobilitazione, ovvero la protesta contro il genocidio del popolo palestinese in corso a Gaza e, sia pure con caratteristiche in parte differenti, in Cisgiordania. E non si tratta di mera solidarietà, dato che il governo italiano e il complesso militare-industriale di questo Paese, con al centro Leonardo SpA, sono parte integrante del meccanismo internazionale che rende possibile questo genocidio e la cancellazione di ogni minimo valore di umanità e dignità, mediante l’alleanza organica col regime di Benjamin Netanyahu, Ben Gvir, Smotrich e nazisionisti vari, di cui l’Italia è il terzo fornitore mondiale di armamenti, esplosivi, addestramento bellico, know-how tecnologico, ecc. Qualcuno ha avuto fino all’ultimo dubbi sulla sensibilità della classe lavoratrice e del popolo italiano a tematiche di questo spessore internazionale, quasi che il mondo del lavoro fosse composto da animali semianalfabeti incapaci di vedere al di là del proprio naso e dei propri interessi materiali immediati. Chi la pensa in questo modo commette con ogni evidenza il grave e imperdonabile errore di confondere il popolo italiano coi suoi disonorevoli governanti.Addirittura grottesca, a tale proposito, la reazione della signora Meloni, che si è lamentata per qualche vetrina rotta a Milano. Non sarà certo la pervicace imbecillità di chi si è reso protagonista di episodi marginali di violenza gratuita a cancellare il fatto innegabile che i veri delinquenti sono coloro che continuano a sostenere in tutti i modi il genocidio e che prima o poi ne renderanno conto di fronte alle giurisdizioni nazionali e internazionali. Solo persone perverse possono parlare di qualche danno al mobilio per non parlare massacro di almeno settantamila, in realtà si teme molti di più, esseri umani, di cui almeno quindicimila bambini, di cui essi stessi sono complici e quindi responsabili. La denuncia alla Corte penale internazionale contro costoro partirà come previsto il primo ottobre e chiunque potrà sottoscriverla a partire da tale data sul sito giuristiavvocatiperlapalestina.org.In conclusione una grande giornata di lotta che deve costituire materiale di riflessione per tutti. Anche e soprattutto per la Cgil e per Maurizio Landini che hanno dato vita qualche giorno prima a un fallimentare sciopericchio e che oggi sono chiamati ad assumersi fino in fondo le proprie responsabilità in un momento davvero cruciale per l’avvenire dell’Italia e dell’umanità.L'articolo Il 22 settembre è stata una giornata di lotta memorabile per varie ragioni proviene da Il Fatto Quotidiano.