I miti creati dalle Business School di stampo anglosassone – alimentati dai valori della tradizione puritana – hanno oramai esaurito la loro potenza narrativa e la loro efficacia attuativa.Il management scientifico e l’ossessione per il dato (che ha marginalizzato intuizione e fattori umani), il taylorismo (che ha sacralizzato standardizzazione ed efficienza), la crescita-dimensionale-a-tutti-i-costi (che non può adattarsi a tutti i contesti e tutte le tipologie aziendali), l’innovazione disruptive (che sconquassa, tagliando i ponti con il passato, e rischia di trasformarsi da mezzo in obiettivo fine a se stesso), l’internazionalizzazione sfrenata (non solo commerciale ma anche produttiva … che ha fatto riemergere l’orgoglio identitario e nuove forme di sovranismo), l’iper-finanziarizzazione (che ha promosso i dividendi a indicatore principale del valore di un’azienda) e la bellezza considerata lusso e spreco stanno infatti mostrando il fianco e in molti casi stanno diventando svantaggi competitivi.I nuovi scenari competitivi e una crisi sempre più pungente – con il suo portato di instabilità, ambiguità, e ritorno dei valori fondativi (anche come beni-rifugio per sentirsi più protetti) – ri-creano dunque le condizioni per valorizzare i fondamenti della storia, della cultura e del modus operandi nati tra le sponde del Mediterraneo, con la loro ricchezza di diversità, tradizione sapienziale, valori comunitari, bellezza e design come fattori competitivi, cultura artigiana (prototipizzazione, manutenzione, km zero, …), forte radicamento con i territori, innovazione spinta ma sempre nel solco della tradizione.“Essere stati è condizione per essere”, ci ricorda Fernand Braudel nella sua celebre introduzione al Mediterraneo, e solo conoscendo meglio chi siamo e come siamo arrivati ad oggi, possiamo costruire strade per il domani.Una rinnovata arte della guida richiede la capacità di intuire, ascoltare, comprendere, vedere, decidere, attivare e il concetto di guida mediterranea racchiude 3 aspetti specifici, ma fra di loro fortemente interconnessi:un modello di leadership costruito su alcune specifiche competenze e che attinge alla storia e specificità del locus mediterraneoun insieme di tecniche formative, di ispirazione e di memorabilità per costruire, mantenere e attivare le competenze caratteristicheun sistema di valori che privilegia alcune dimensioni, spesso ignorate se non addirittura svalorizzate dal pensiero mainstream di derivazione anglosassone: piccola dimensione, diversità e bellezza, tradizione e luoghiIl richiamo del Mediterraneo, la sua storia e morfologia, le sue caratteristiche non si limita ad alimentare e connotare ciò che riteniamo debba essere la nuova arte della guida in questi tempi perigliosi e incerti ma anche ricchi di opportunità per chi le sa cogliere. Il suo richiamo si pone tre ulteriori obiettivi:Far ri-emergere radici comuni tra le varie sponde del Mediterraneo (particolarmente importanti in tempo di crisi e disorientamento) per sviluppare rispetto, senso di comunità e potenziali sinergie e ricostruire un’identità che si contrapponga e orienti il ruolo dell’Europa in questa delicata fase geopolitica dove i sovranismi e la logica del “più forte” stanno rialzando la testa.Richiamare la potenza della tradizione – che ci plasma e ci orienta – e imparare ad attingere dal tesoro di quelle esperienze e sapienze (il “classico”) che hanno caratterizzato la nostra storia.Intendere l’eredità mediterranea non come un automatismo biologico legato a certi popoli, ma una (ri)conquista coraggiosa e consapevole a disposizione di tutti. Un concetto caro agli psicologi e legato alla nozione stessa di crescita, di evoluzione.Ereditare vuole dire progettare. E chi non eredita non è solo più povero: è disorientato, privo di futuro. Questo libro vuole offrire strumenti per riguadagnare consapevolmente un’eredità, per renderla feconda nel presente e generativa nel futuro.