Pogacar riscrive ancora la storia: domina il primo mondiale in Africa scattando a oltre 100 km dall’arrivo. Secondo Evenepoel

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Centoquattro chilometri di fuga. Sessantasei in solitaria. Un’altra impresa epica. La versione di Rumble in the Jungle a due ruote. Tadej Pogacar è di nuovo campione del mondo. Porterà per altri 365 giorni la maglia iridata. Lo sloveno trionfa al Mondiale per la seconda volta consecutiva sulle strade di Kigali al termine di una prestazione spettacolare. Più grande di quella, già incredibile, andate in scena sulle strade di Zurigo un anno fa. Secondo Remco Evenepoel. Medaglia di bronzo invece per Ben Healy. Un successo che consente allo sloveno di agganciare Greg LeMond, Rik Van Looy, Paolo Bettini, Freddy Maertens, Gianni Bugno, Georges Ronsse, Alberic Schotte e Julian Alaphilippe nella speciale classifica mondiale. A Montreal, nel 2026, Pogacar avrà adesso la prima opportunità di affiancare i primatisti Alfredo Binda, Óscar Freire, Rik Van Steenbergen, Eddy Merckx, Peter Sagan. Il Ruanda ha dato forma alla vittoria numero 17 della sua stagione. La ciliegina sulla torta dopo aver primeggiato alla Strade Bianche, al Giro delle Fiandre, alla Liegi-Bastogne-Liegi e al Tour de France. In carriera invece è la 105esima vittoria.Sono stati 267,5 km – e un dislivello complessivo di 5745 metri – di grande spettacolo, nel quale Pogacar ha prima controllato e poi, ancora una volta, ha rotto gli indugi nel momento meno pronosticabile: partire ai -104 chilometri dall’arrivo in uno dei mondiali più duri della storia. Per tutti una pazzia, ma non per lui. Una marcia trionfale accompagnata da una cornice africana inedita, coinvolgente, bellissima. È la rivincita della batosta rimediata nella cronometro. La cancellazione dell’onta subita da Evenepoel, che esattamente una settimana fa si era permesso di superarlo nella prova contro il tempo, staccandolo di due minuti e 40 secondi. Una sconfitta che aveva fatto rumore, dando l’impressione che anche la prova in linea potesse racchiudere dell’incertezza. E invece le gerarchie si sono rivelate quelle di sempre. Già scritte. Pogacar vince, tutti gli altri osservano. Lo sloveno ha dato un colpo di spugna ai sogni di Evenepoel. Niente bis mondiale per il belga dopo la vittoria del 2022 a Wollongong. La sua supremazia rimane confinata all’interno degli stretti confini della cronometro. Il belga ha lottato con la consueta generosità, ha provato a recuperare su Pogacar, ma alla fine quello che resta sul percorso di Kigali è la solita differenza che lo separa dallo sloveno quando la strada comincia a salire in maniera importante. Il tutto aggravato da quell’incertezza in un cambio bici che ha pregiudicato ulteriormente la sua gara. Due fenomeni certo, ma anche due livelli diversi. Lo dice il palmares, lo ha detto ancora una volta questo Mondiale.La corsa – La fuga non si è fatta attendere. Huising (Olanda), Ivo Oliveira (Portogallo), Foldager (Danimarca), Fabio Christen (Svizzera) e Mayrhofer (Germania) accendono subito la corsa. Il Belgio si piazza in testa al gruppo, la Slovenia invece temporeggia. Si muove anche Julian Alaphilippe, ma la sua azione viene ripresa dopo pochi chilometri, prima che l’allungo del connazionale Paret-Peintre lo metta fuori gioco. Pogacar e Evenepoel controllano, con il gruppo che ai meno 200 dall’arrivo é distante tre minuti sui battistrada. I chilometri scorrono, con la situazione che va cristalizzandosi. In 60 chilometri sono pochi i sussulti: la lieve pioggia che inizia a cadere su Kigali, i tre sloveni che abbandonano Pogacar (Matic Zumer, Jaka Primozic e Matevz Goveka) e Van Wilder che lascia Evenepoel. Ai -110 in testa rimangono in tre, il danese Foldager, il portoghese Ivo Oliveira e il francese Bernard. Gruppo invece sempre a due minuti, ma per poco. Si, perché il vantaggio nel giro di dieci chilometri prima si dimezza e poi arriva il momento: parte Pogacar sul Monte Kigali. Mancano oltre cento chilometri.Lo sloveno prima fa selezione aumentando appena l’andatura, e poi stacca definitivamente tutti. Pogacar però non è solo. Con lui ci sono anche Ayuso e Del Toro. Evenepoel invece fatica e si stacca. Un trio che presto rimane un duo. A pagare è anche Ayuso. Pogacar e Del Toro vanno in fuga, accumulando secondi dopo secondi sugli inseguitori. Ai -80 sono circa 50. Il messicano va però un po’ in difficoltà sul pavé della Côte de Kimihurura, ma Pogacar non ne approfitta. Anzi, lo attende. Lo sloveno sembra che non voglia ancora rimanere da solo. Questo avviene invece ai -66. Del Toro non ne ha più, e così Pogacar fa il vuoto. Evenepoel dopo essere andato in difficoltà (complice anche un laborioso cambio di bici) si riprende e parte alla caccia dello sloveno insieme a Skjelmose, Pidcock, Hindley e Ben Healy. Lo sloveno però continua a controllare, mentre il suo vantaggio sale lentamente fino a 1 minuto e 10. Il belga rilancia e rimane da solo all’inseguimento a due giri dalla fine. Mancano meno di venti chilometri. È una sfida a distanza, ma che vede lo sloveno sempre in gestione. A dieci chilometri dalla linea del traguardo il vantaggio sale addirittura a 1 minuto e mezzo su Evenepoel, e non scende più. Fino alle braccia allargate, quasi incredule quanto composte, con cui Pogacar taglia il traguardo per il trionfo.L'articolo Pogacar riscrive ancora la storia: domina il primo mondiale in Africa scattando a oltre 100 km dall’arrivo. Secondo Evenepoel proviene da Il Fatto Quotidiano.