Carlo Sassi, l’uomo della domenica sera (ma anche del lunedì): perché la sua moviola ha cambiato il costume italiano

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È stato il nonno del Var, il padre della moviola: Carlo Sassi, scomparso tre giorni prima del novantaseiesimo compleanno, milanese, ha segnato non solo la storia del calcio, ma anche quella del costume italiano. In un paese dove il tifo predomina sulla sportività, la faziosità sull’equilibrio e il complottismo scorre nelle vene di milioni di persone, la moviola è stata la regina delle discussioni nei bar. Da quel 22 ottobre 1967, in cui Sassi introdusse questa “diavoleria” che riproduceva l’azione, scomponendola in diverse sequenze e sfruttando l’arma del “ralenti”, il calcio non è stato più lo stesso. Quella sera, Sassi dimostrò alla Domenica Sportiva, condotta da Enzo Tortora, che il gol di Rivera nel derby non era stato gol. L’Inter, della quale il giornalista, entrato in Rai nel 1960, era tifoso, aveva avuto sacrosante ragioni nel protestare.Fissare la data non è solo dovere di cronaca: aiuta anche a capire la portata dell’intuizione di Sassi. La televisione italiana, nata ufficialmente il 3 gennaio 1954, aveva appena 13 anni. Il piccolo schermo trasportava nelle case un mondo rigorosamente in bianco e nero. La Rai trasmetteva il secondo tempo della partita domenicale. “Tutto il calcio minuto per minuto” era, via radio, l’unica fonte per vivere le dirette della Serie A. Il 1966 era stato l’anno della Corea. Nella primavera 1967, si era concluso, con la sconfitta nella finale di Coppa dei Campioni di fronte al Celtic e la papera di Giuliano Sarti a Mantova, il ciclo della grande Inter. Il Sessantotto era alle porte.Sassi era un signore che aveva giocato a calcio, a livello di Serie C. Era entrato in Rai nel 1960. Era una grande Rai: consentì di prendere la licenza elementare a un milione e mezzo di italiani con la trasmissione Non è mai troppo tardi, condotta dal maestro Alberto Manzi. Sassi, con il suo colpo di genio, arrivò presto, persino troppo: sarebbe infatti trascorso mezzo secolo prima di introdurre finalmente la moviola in campo, con il Var, acronimo di Video Assistant Referee. Il sistema è entrato in vigore in Italia nella serie A 2017-2018: fu usato per la prima volta nell’assegnazione di un rigore nel match Juventus-Cagliari, arbitro Fabio Maresca, addetto Var Paolo Valeri. Dal 22 ottobre 1967, Sassi fu il giudice della domenica fino all’inizio degli anni Novanta.Elegante, occhiali con la montatura extralarge, tono di voce misurato, aria austera e poco propensa al sorriso, Sassi esaminava gli episodi contestati ed emetteva le sue sentenze, inappellabili. Solo il gol annullato a Turone, nel celeberrimo Juventus-Roma del 10 maggio 1981, lo mise in difficoltà. Quella sera, ammise che non era facile valutare l’azione incriminata per un problema di prospettiva. Le famose linee sarebbero arrivate con il Var. Solo molti anni dopo, Sassi dirà che era fuorigioco, sconfessando chi aveva cercato di certificare che la rete del difensore romanista era regolare. Gli ultimi capitoli della sua carriera sono stati “Quasi gol” con Sandro Ciotti e “Quelli che il calcio” con Fabio Fazio e Marino Bartoletti. Anche in trasmissioni più leggere e dissacranti, in cui fece trapelare a tratti un’ironia insospettabile, lo stesso stile. Rigoroso, come i rigori che giudicava la domenica, di fronte a milioni di italiani.L'articolo Carlo Sassi, l’uomo della domenica sera (ma anche del lunedì): perché la sua moviola ha cambiato il costume italiano proviene da Il Fatto Quotidiano.