La nuova stagione del basket italiano si apre con una polemica. E questa volta non arriva dai fan. Non stiamo parlando di abbonamenti o biglietti nominali, ma di sicurezza. Le final four della Supercoppa italiana disputata all’Unipol Forum di Milano – e vinta dall’Olimpia per 90-76 contro Brescia – hanno riaperto un dibattito che ormai va avanti da diversi anni: gli adesivi dedicati agli sponsor appiccicati sul parquet sono ingombranti e soprattutto pericolosi. Non è un caso l’infortunio (meno grave del previsto) di Lorenzo Brown nella semifinale contro Bologna. Scivolato e caduto rovinosamente su una di queste etichette, il nuovo acquisto dell’Olimpia è riuscito comunque a disputare una finale da protagonista. Ma per coach Ettore Messina, questa, è una situazione inaccettabile: “Tutti i giocatori rischiano tantissimo, questa volta siamo andati oltre l’immaginabile”, ha detto nel postpartita. Introdotti negli anni ’90, la loro presenza è giustificata da accordi economici e di marketing. Ogni anno che passa, però, i casi di infortunio aumentano. E il danno diventa sempre più pesante. In Nba, infatti, gli adesivi sono stati aboliti. E la politica è chiara: perdere qualche dollaro in più è meglio che fare a meno di un giocatore per mesi. Se non addirittura, per una stagione intera.Il precedente Pecchia e la richiesta dei giocatoriIl caso più eclatante e discusso degli ultimi anni riguarda Andrea Pecchia, attuale cestista di Tortona. Slittato su uno di questi adesivi “killer” ai tempi di Cremona – nel 2022 -, il giocatore si era lesionato il crociato anteriore del ginocchio sinistro e il collaterale mediale. Riaperto il tema, l’Associazione Giocatori Italiani Basket Associati (Giba) aveva chiesto pubblicamente “di trovare una soluzione alternativa per sostituirli o, se possibile, migliorarne la qualità”. Con l’obiettivo di “fare di tutto per cercare di limitare i rischi per la salute degli atleti”. Perché “gli infortuni penalizzano non solo i giocatori ma anche i club e, potenzialmente, la nostra Nazionale ed è importante trovare insieme il modo per eliminare gli adesivi e al contempo non danneggiare gli sponsor. Se sia per una non corretta manutenzione, per una maggiore scivolosità con il sudore o per la specificità del materiale non importa, se possiamo abbassare il potenziale rischio infortuni abbiamo il dovere di farlo, per il bene dei giocatori e di tutta la pallacanestro italiana”. Nonostante i messaggi e la vicinanza di Dino Meneghin e di Dan Peterson, tre anni dopo le problematiche restano le stesse.Gli altri casi di infortuniNon solo Pecchia e Cremona. Anche la Virtus Bologna è stata danneggiata negli ultimi anni. Famosi sono stati i casi che hanno colpito Milos Teodosic – che rispetto al giocatore italiano aveva “solo” subito un trauma in iperestensione al ginocchio sinistro, superabile in una ventina di giorni – ed Ekpe Udoh che a differenza del serbo non aveva nemmeno iniziato la stagione. Tornando all’Olimpia, Zach Leday – proprio per colpa di un adesivo – si era lesionato i flessori della coscia destra durante una partita di Coppa Italia.Nba, il sindacato dei giocatori ha alzato la voceIn America la situazione è ben diversa. O meglio, è cambiata grazie alla forte presa di posizione della National Basketball Players Association (Nbpa), il sindacato dei giocatori. Da diversi anni, ogni campo deve essere trattato integralmente con un prodotto che renda uniforme la superficie. Un procedimento che deve essere effettuato obbligatoriamente prima di ogni partita e che ha portato i suoi benefici. Un’alternativa ancora più sicura, seppur non autentica e caratteristica, era stata la proiezione in digitale sul parquet, come accaduto per i loghi delle Nba Finals nel 2023.Perché un atleta deve rischiare di compromettere la carriera per qualcosa che a tutti gli effetti è un ostacolo? È tempo di trovare una soluzione. E secondo Messina bisogna farlo anche al più presto.L'articolo Nel basket italiano scoppia il caso degli adesivi in campo. Messina: “Siamo andati oltre l’immaginabile” proviene da Il Fatto Quotidiano.