Ogni sconfitta elettorale porta a qualche riflessione. Nel caso della sconfitta della coalizione progressista nelle Marche, una delle tesi che sta emergendo, secondo una certa stampa, è che la colpa sarebbe dell’alleanza con il Movimento 5 Stelle. Pd e 5 Stelle sarebbero incompatibili agli occhi degli elettori, e per questo puniti votando a destra (!). La prospettiva dell’andare da soli non è nuova, ed è già stata sperimentata in maniera disastrosa nelle elezioni politiche del 2022 da Letta, quando sono stati regalati decine di seggi alla coalizione di destra per pochissimi punti in percentuale.Detto questo, ritengo che questa analisi sia del tutto errata e fuorviante. Oggi il movimento progressista soffre non perché c’è troppo grillismo, ma perché ce n’è troppo poco. Le proposte progressiste, soprattutto quelle del Pd, sono deboli, fiacche e non toccano temi che interessano gli elettori. Oggi l’elettore richiede idee che lo portino fuori da una situazione economica molto difficile, possibilmente nuove. Occorre che siano formulate delle proposte che abbiamo due caratteristiche, cioè che siano radicali e che siano realiste. Solo con una politica delle 2R il fronte progressista può superare le difficoltà attuali, che non sono di forma della coalizione ma di sostanza.Su questo punto i grillini hanno parecchio da insegnare. Il loro successo elettorale straordinario è stato legato a una proposta di questo tipo, il reddito di cittadinanza. Si trattava di una proposta nuova e radicale per contrastare il fenomeno della povertà crescente. Proposta azzardata, ma non irrealistica. Anche la destra, che si era presentata in campagna elettorale per eliminarla, alla fine l’ha accettata. Il reddito di inclusione della Meloni è la brutta copia del reddito di cittadinanza grillino. Una proposta che non aveva il marchio delle 2R era invece quella del super bonus edilizio. Proposta certo innovativa ma disastrosa per i conti pubblici, e quindi giustamente abbandonata già con Draghi.Per riportare alle urne elettori demoralizzati, occorre da parte del fronte progressista fare proposte radicali ma anche realistiche. Sembra un ossimoro, ma non lo è. Le soluzioni possono essere differenti, ma il punto centrale è che devono riguardare la vita delle persone e non essere campate per aria. È necessario uscire allo scoperto con delle proposte chiare e ben definite sul salario, sul reddito, sui servizi pubblici e così via. Ecco alcuni esempi.Sul salario è ora di superare la situazione attuale che prevede, per legge, un aggancio triennale al tasso di inflazione per arrivare a un aumento automatico annuale. Non è possibile che i prezzi aumentino ogni mese e i salari solo dopo molti anni. Questo, lo capisce anche una persona inesperta, inevitabilmente riduce il potere di acquisto dei lavoratori. Sento già il coro delle critiche. Proposta che ci riporterebbe alla grande inflazione degli anni Ottanta? No, perché allora l’inflazione era legata a un eccesso di domanda globale, cioè della spesa, oggi è legata principalmente all’aumento dei profitti. Oggi è difficile contestare che i salari sono bassi perché i profitti sono alti. Difendere in maniera automatica il salario annuale è una prima proposta radicale e realistica.Sulla spesa sanitaria, altro capitolo decisivo, ormai lo sanno anche i muri che il servizio pubblico è sottofinanziato in maniera cronica e colpevole, con gravi disagi per tutti noi. Se non è possibile aumentare la spesa per la sanità pubblica, almeno si aumenti dal 19% al 30-40% la detrazione fiscale su quella privata. I miliardi necessari ci sono, oppure vanno trovati. Non ci capisce perché dobbiamo sempre condonare gli evasori con una perdita di gettito miliardaria per lo stato e non aiutare chi ha bisogno delle necessarie cure sanitarie. Lo ha capito perfino il ministro Tajani. Anche questa sarebbe una proposta radicale e realistica che troverebbe un ampio consento elettorale.Sul dove eventualmente trovare i soldi, anche qui non c’è da andare lontano. Oggi le rendite finanziarie sono tassate al 26%, appena sopra la prima aliquota Irpef. Un piccolo incremento, diciamo dell’1%, non cambierebbe certo la convenienza per quel 20% di italiani che ha degli investimenti finanziari. Oggi tocca a loro dare un contributo, anche perché il mercato finanziario negli ultimi anni è stato una miniera d’oro.Sono sicuro che il catalogo delle proposte 2R, nuove e utili per i cittadini, potrebbe essere molto più vasto e articolato. I grillini sono stati i primi a comprendere il disagio economico degli italiani e a dare una risposta concreta, ottenendo un vasto consenso popolare. Lo stesso sta facendo il candidato sindaco di New York, Zohran Mamdani, che ha vinto inaspettatamente le primarie democratiche con proposte radicali e realiste sui problemi abitativi e dei trasposti della Grande Mela. Chi avrebbe mai pensato che un candidato bollato come socialista avrebbe potuto competere per la municipalità di New York? Questo è successo perché Mamdani è andato tra la gente e ha fatto proposte che riguardavano i problemi della gente. Un populismo popolare, verrebbe da dire.Dal grillismo genuino, popolare e civico, arriva una grande lezione elettorale, sia per gli aspetti positivi che per quelli negativi. Una lezione di concretezza e di novità a cui il fronte progressista non può rinunciare, soprattutto sul piano delle proposte economiche. Orta tocca alla segretaria Schlein decidere se guardare all’insipido e perdente moderatismo di Bonaccini, oppure accettare il rischio di proposte radicali, ispirandosi al sindaco di New York. Il fatto che abbia cittadinanza americana fa ben sperare. Il disastro elettorale di Letta del 2022 non si deve più ripetere. Non è il grillismo (quello buono), ma il moderatismo del Pd la palla al piede del fronte progressista.L'articolo Elezioni Marche, la palla al piede dei progressisti non è il grillismo buono ma il moderatismo del Pd proviene da Il Fatto Quotidiano.