Un testamento inedito (e nascosto per 27 anni) di Gianni Agnelli. Che reca la data del 20 gennaio 1998 e riporta alla ribalta il nome e la figura sfortunata di Edoardo: il figlio dell’Avvocato morto suicida il 15 novembre 2000, a 46 anni, gettandosi giù da un viadotto dell’autostrada Torino-Savona.Soprattutto, un documento che adesso piomba nella causa civile per l’eredità del padre e della madre, Marella Caracciolo di Castagneto, intentata dall’unica figlia superstite del signor Fiat, Margherita de Pahlen. Un processo ripreso proprio questa mattina a Torino e nel quale Margherita chiede conto di quell’ingente patrimonio ai suoi tre figli di primo letto: John Elkann (presidente di Stellantis e ad di Exor) e i fratelli Lapo e Ginevra.Il nuovo documento, prodotto in dibattimento dal legale di Margherita, l’avvocato Dario Trevisan, potrebbe costituire una svolta clamorosa nella vicenda della società semplice Dicembre, quella che un tempo assicurava a Gianni Agnelli, e adesso al nipote John (ne possiede il 60 per cento, mentre il restante 40 è suddiviso in parti uguali tra Lapo e Ginevra), il controllo dell’accomandita di Famiglia che raccoglie tutti gli eredi della dinastia, la Giovanni Agnelli Bv di diritto olandese, e attraverso di essa del cuore dell’impero Agnelli: Exor.Da dove spunta, però, quel misterioso testamento? E’ depositato negli atti – ora in possesso dei legali di Margherita – dell’inchiesta penale nella quale John Elkann è indagato per truffa ai danni dello Stato ed evasione fiscale e della tassa di successione. Un’indagine che sta per concludersi dopo che il presidente di Stellantis ha chiesto la messa alla prova da svolgersi nelle scuole torinesi gestite a Torino dai Salesiani. Il 27 ottobre, il gip Patrizia Demaria dovrà decidere (la Procura di Torino ha dato parere favorevole dopo che Elkann ha versato all’Agenzia delle Entrate tutto ciò che gli era stato contestato durante l’inchiesta: 183 milioni di euro) sulle sorti del nipote dell’Avvocato, ma anche sull’archiviazione per Lapo e Ginevra e sulla proposta di patteggiamento di una condanna a un anno di carcere per il commercialista di famiglia Gianluca Ferrero (presidente della Juventus).Quest’ultimo e John (che i magistrati avevano definito “il regista” di tutto) sono accusati di aver messo in campo una serie di “artifizi e raggiri” per allestire una falsa residenza svizzera di Marella Caracciolo, al fine di estromettere Margherita dall’eredità della madre e di non pagare in Italia la tassa di una successione avvenuta in quel modo in Svizzera e a favore solo dei tre fratelli Elkann.Nell’ambito delle indagini, cominciate nel 2023, i pm torinesi e la Guardia di Finanza avevano trovato traccia di un patrimonio nascosto all’estero in trust e offshore e in Italia, invece, costituito da opere d’arte e gioielli di grande valore, fatti figurare come doni e liberalità da parte di Marella ai tre nipoti. Per un ammontare complessivo superiore al miliardo di euro: una cifra che spiega l’importo elevato della contestazione saldata nelle settimane scorse da John Elkann con il fisco italiano.Tutta questa vicenda, e soprattutto tutti i documenti sequestrati nell’inchiesta penale, ora stanno via via entrando nel dibattimento civile nel quale Margherita chiede di dichiarare inesistente la residenza elvetica della madre e la nullità sia del suo testamento a favore dei nipoti sia del patto transattivo e di quello successorio da lei stipulato con Marella secondo il diritto svizzero, nel 2004, riguardo al patrimonio dei genitori. Con particolare riferimento alle quote di controllo di Dicembre e, dunque, dell’impero Agnelli.Il “testamento nascosto” del 20 gennaio 1998, una pagina scritta, datata e sottoscritta di proprio pugno dall’Avvocato e dunque “olografo”, è stato ritrovato in una delle perquisizioni che nell’abitazione di John Elkann, negli uffici delle sue segretarie, negli studi di notai, commercialisti e avvocati e di fiduciarie riferibili al presidente di Stellantis sono stati compiuti dalle Fiamme Gialle, su ordine dei pm torinesi, tra il febbraio e il novembre 2024.Ma perché adesso quel documento scomparso per 27 anni può diventare strategico nel processo civile e per le sorti del controllo di Dicembre? Per spiegarlo è necessario ricostruire la breve e scarna storia delle ultime volontà dell’Avvocato che, va detto subito, non ha mai lasciato invece scritti che riguardassero il destino, dopo la sua morte, del suo ingente patrimonio estero ospitato in offshore delle Bahamas e delle Isole Vergini Britanniche, in trust, fiduciarie e conti bancari svizzeri, lussemburghesi e del Liechtenstein.Il primo atto riconducibile a una sorta di testamento risale al 17 luglio 1996 ed è chiamato la “lettera di Monaco”. Diciotto righe scritte a mano e firmate dall’Avvocato, su sollecitazione del suo consigliere finanziario Gian Luigi Gabetti, poco prima di entrare in camera operatoria a Montecarlo per un difficile intervento di cardiochirurgia. Tempo prima, Gianni Agnelli aveva intestato i tre quarti della sua quota di maggioranza assoluta della Dicembre alla moglie Marella, alla figlia Margherita e al nipote John (da quel momento titolari ognuno di un 25 per ceno) conservandone però l’usufrutto oltre al 25 per cento residuo del suo pacchetto originale. Nella “lettera di Monaco”, Agnelli torna sulla Dicembre e dispose così: “Avendo preso atto del rifiuto opposto dal mio figlio Edoardo di riceve donazione a quella da me offerta agli altri miei familiari… tale mia quota io destino in proprietà a mio nipote John Philip Elkann…”. Una scelta che fu sempre indicata, dallo stesso Gabetti e da Grande Stevens, come la precisa volontà del signor Fiat sia di scegliere suo nipote John come guida della dinastia (così come fece per l’Avvocato il nonno, Giovanni Agnelli sr.) sia di attribuirgli il controllo di Dicembre.Il 24 febbraio 2003, invece, esattamente un mese dopo la scomparsa dell’Avvocato (il 24 gennaio), nello studio torinese del notaio Ettore Morone veniva data lettura dell’unico testamento di Gianni Agnelli sino ad oggi conosciuto. Tre schede, le prime due di un foglio (una del 12 dicembre 1983; la seconda del 14 gennaio 1985) e la terza di due fogli del 20 aprile 1999, dove non si parlava in alcun modo né del patrimonio estero, né di Dicembre, mentre si nominava Grande Stevens esecutore testamentario e si disponeva (nel 1999) delle ville e delle abitazioni italiane (Villa Frescot a Torino, la palazzina di Villar Perosa e l’attico di Palazzo Albertini davanti al Quirinale a Roma): in nuda proprietà a Edoardo (nel frattempo già scomparso) e Margherita, ma con l’usufrutto vitalizio alla madre Marella.Ma ora, ecco apparire il “testamento nascosto” che collocandosi tra la “lettera di Monaco” e le tre schede testamentarie rese note nel 2003, nella chiarezza del suo testo sembra revocare quanto scritto due anni prima a Montecarlo: “A modifica di altre disposizioni precedenti”, Gianni Agnelli stabiliva che le sue partecipazioni nella S.S. Dicembre, “pari all’incirca al 25 per cento”, venissero attribuite al figlio Edoardo. “Sono sicuro che gli altri miei congiunti – concludeva l’Avvocato -, già proprietari di una quota della stessa entità, accetteranno senza contestazioni questa mia disposizione ”.Dopo aver prodotto il documento nell’udienza civile che si è svolta a Torino, l’avvocato Trevisan ha diffuso una nota nella quale dichiara: ”Questo testamento, mai revocato, né modificato (neppure nell’ambito delle disposizioni del 20 aprile 1999) è stato totalmente ignorato e tenuto nascosto per tutti questi anni. Esso dimostra che non fosse ultima volontà di Gianni Agnelli destinare il 25 per cento della Dicembre al nipote John Elkann. Al contrario, secondo le volontà autografe dell’Avvocato, il nipote avrebbe dovuto beneficiare soltanto di una partecipazione minoritaria, mentre la quota rilevante spettava al figlio Edoardo e, in sua assenza, ai suoi eredi legittimi”. In altre parole, a Margherita Agnelli e Marella Caracciolo.Trevisan, infine, avanza anche seri dubbi sul fatto che l’esistenza di quelle ultime volontà di Gianni Agnelli fossero a conoscenza anche della vedova Marella Caracciolo. La quale potrebbe essere stata indotta così in errore nell’interpretare la volontà del marito di individuare il nipote John come nuova guida della Dicembre. Facendo una prima donazione di una parte delle suo quote all’attuale presidente di Stellantis e poi cedendo le quote rimastele ai tre nipoti con degli atti di compravendita oggi anch’essi contestati nella loro validità nel giudizio civile (sempre nei giorni scorsi, i legali degli Elkann avevano prodotto nel processo civile, per la prima volta, quello che asseriscono essere l’originale di tali compravendite).La questione del “testamento nascosto”, conclude Trevisan, sembra dunque aprire un nuovo capitolo nella successione di Gianni Agnelli e “costituisce un ulteriore elemento idoneo a determinare una radicale revisione degli assetti proprietari della Dicembre e, sul piano morale, rappresnta la prova che le ultime volontà dell’Avvocato siano state disattese e tradite”.L'articolo Eredità Agnelli, spunta un testamento scritto dall’Avvocato (e nascosto per 27 anni) in favore del figlio Edoardo. “Il 25% a John Elkann non era l’ultima volontà” proviene da Il Fatto Quotidiano.