Nessun tocchi le sostituzioni. Se c’è una cosa che Antonio Conte proprio non tollera, sono le discussioni che si generano dalle sue decisioni in partita. Tradotto: chi si lamenta per un cambio, con me non può farlo. Il mestiere dell’allenatore è fatto di scelte e il dubbio che si può insinuare di fronte alla massima scritta poco prima è che l’allenatore non voglia essere messo in discussione dai suoi giocatori. Tradotto, si potrebbe pensare a una forma di lesa maestà che in realtà non è parte della psicologia dell’allenatore: è il gruppo a essere sovrano, Conte l’ha sempre detto. Ma la sovranità del gruppo sta anche nel saper sopportare un cambio, pure quando si vorrebbe restare in campo. L’episodio, l’ultimo in ordine cronologico, non riguarda un calciatore qualsiasi. Ma Kevin De Bruyne. “Se ce l’aveva per il cambio, ha proprio sbagliato persona” ha detto Conte nel post partita di Milan-Napoli. E ora la situazione è tutta da capire.Piccola premessa: il belga era già stato sostituito all’Etihad nella partita di Champions League contro il Manchester City. Il ‘suo’ Manchester City. Ha giocato pochissimo: poco più di 20’. Poi, è stato sacrificato per sopperire all’espulsione rimediata da Di Lorenzo. Sguardo impassibile del centrocampista, che si è accomodato in panchina. Ma di certo quella sostituzione, in quella partita, ha fatto male. Forse anche di più rispetto a quella di ieri contro i rossoneri, quando la squadra in svantaggio cercava (poi inutilmente) di raggiungere il pareggio dopo il 2-1 siglato proprio da De Bruyne su rigore. Lì, lo sguardo era davvero corrucciato, tanto che i dubbi sul fatto che ce l’avesse con il cambio sono stati, da subito, molto pochi. A fine gara, il giocatore è rimasto in silenzio; Conte invece è stato esplicito. Non è nemmeno la prima volta che gli capita.Se si torna indietro di qualche anno (oltre 10, in realtà) e si arriva al 2013, da allenatore della Juventus gli era capitato un episodio simile. E per un altro big: Andrea Pirlo. Il centrocampista per due volte consecutive non si era fermato in panchina ma era andato direttamente negli spogliatoi dopo la sostituzione (contro l’Inter e contro l’Hellas Verona), un gesto polemico che l’allenatore aveva voluto troncare sul nascere. “Ho dovuto istituire questa regola: chi non resta in panchina starà fuori per un mese” aveva detto. Pugno duro, durissimo, anche se il protagonista era un giocatore più che centrale nella Juventus. Ma il punto è proprio questo: non conta il singolo, conta il gruppo e la sua tutela. Sempre e comunque.Cosa aspettarsi ora? Un chiarimento. Franco, diretto. Come sempre succede con Conte. Probabilmente davanti a tutta la squadra. Prima che l’episodio venga derubricato e tanti saluti. Nessun caso De Bruyne, per ora, ma un episodio che è indicatore del momento di costruzione che sta vivendo il Napoli. Costruzione, cioè crescita. Quella che Conte ha auspicato dopo la partita contro il Milan. E che è, al pari della centralità del gruppo, l’obiettivo primario di queste prime settimane di stagione.L'articolo Conte avvisa De Bruyne dopo Milan-Napoli: “Ha sbagliato persona”. Il messaggio chiaro del tecnico proviene da Il Fatto Quotidiano.