Era il 29 settembre di 50 anni fa quando tre ragazzi della “Roma bene” – Gianni Guido, Angelo Izzo e Andrea Ghira – attirarono nella villa di famiglia di quest’ultimo la 17enne Donatella Colasanti e Rosaria Lopez, di 19 anni, con il pretesto di una festa. Ma a San Felice Circeo non ci sarà nessuna festa, solo il sequestro e la violenza, brutale, protratta per più di un giorno. “Quando siamo arrivate nella villa del Circeo, ci hanno fatte subito entrare in casa – racconterà a processo Colasanti – Ci hanno puntato una pistola contro, sghignazzando: ‘Ecco la festa!’. Poi ci hanno chiuso in un bagno minuscolo, senz’aria. Ci hanno spogliate, tolto gli anelli, i documenti, tutto quello che avrebbe potuto renderci identificabili. Sapevano benissimo cosa stavano facendo. Era tutto preparato”. Le ragazze furono drogate, prese a pugni, umiliate per le loro origini, umili. Stupri e torture continue che portarono alla morte di Rosaria Lopez, mentre Donatella Colasanti riuscirà a sopravvivere solo fingendosi morta.I tre giovani, militanti di movimenti neofascisti e già conosciuti a vario titolo per i loro precedenti criminali, uccisero Lopez, probabilmente soffocandola nella vasca da bagno e cercarono di strangolare Colasanti dopo averla presa a sprangate. Credendola morta, la rinchiusero nel bagagliaio di un’automobile insieme al corpo senza vita dell’amica. Poi il viaggio in auto verso Roma a bordo una Fiat 127, tra le risate e le battute degli aguzzini, intenzionati a disfarsi dei corpi in un clima di surreale serenità. Colasanti si salvò: una volta risvegliata nel portabagagli, riuscì a farsi sentire da un residente che lanciò l’allarme. Immediato l’arresto di Izzo e Guido, mentre Ghira riuscì a fuggire grazie a robuste coperture e restò latitante per anni.Cinquant’anni dopo, il massacro del Circeo resta uno dei casi più atroci di violenza e femminicidio. Un caso che ha spinto l’opinione pubblica ad iniziare a dibattere sulla questione della violenza di genere. Una fetta di Paese non parlava più soltanto di violenza politica, nel pieno degli anni di Piombo. Nell’ottobre del 1975, l’anno stesso del massacro, fu infatti convocata a Roma la prima manifestazione nazionale contro la violenza contro le donne. E il processo agli aguzzini di Donatella Colasanti – in anni in cui denunciare uno stupro esponeva più le vittime che i carnefici – cambierà la storia italiana, con una serie di mobilitazioni femministe che furono il primo passo verso la legge sula violenza sessuale, approvata soltanto negli anni Novanta.Donatella Colasanti raccontò tutto ai giudici e lottò per verità e giustizia fino alla sua morte, avvenuta nel 2005. Izzo, Guido e Ghira (in contumacia), grazie alle sue testimonianze, vennero condannati in primo grado all’ergastolo. Ma i risvolti successivi furono tutt’altro che chiari e lineari, suscitando forti polemiche, tra latitanze ed evasioni. Ghira non fu mai rintracciato dalle forze dell’ordine. Secondo le ricostruzioni fuggì in Spagna dove adottò il falso nome di Massimo Testa de Andres. Si arruolò poi nella legione straniera spagnola, dalla quale fu espulso per uso di stupefacenti. Morì per overdose nel 1994 a Melilla, città autonoma spagnola del nordest del Marocco, dove fu sepolto. Ma si riuscì a risalire alla vera identità soltanto nel dicembre 2005, quando venne riesumato il cadavere per poi essere identificato con gli esami del Dna. Restano però dubbi sul fatto che si trattasse esattamente di lui e non di un parente, come ebbe a sostenere Colasanti.Solamente Gianni Guido evitò la conferma dell’ergastolo in Appello. Il suo “pentimento” e il versamento di un risarcimento da 100 milioni di lire alla famiglia Lopez convinsero il giudice a condannarlo a 30 anni. Guido evase dal carcere di San Gemignano nel 1981. Riconosciuto e arrestato a Buenos Aires, città in cui era fuggito, riuscì a scappare di nuovo nel 1985 in attesa dell’estradizione dall’Argentina. Nel giugno 1994 venne trovato e portato in arresto a Panama e consegnato all’Italia. Rimasto in carcere fino al 2009, tornò libero dopo uno sconto di pena.A fine 2004 anche Izzo uscì dal carcere per la concessione della semilibertà. Il 28 aprile dell’anno successivo sequestrò e uccise Maria Carmela Linciano, di 49 anni, e la 14enne Valentina Maiorano, moglie e figlia di Giovanni Maiorano, pentito della Sacra Corona Unita che Izzo aveva conosciuto in carcere a Campobasso. Il 12 gennaio 2007 sarà nuovamente condannato all’ergastolo.Le vicende del delitto vengono ripercorse passo dopo passo nel podcast “A nudo. Il massacro del Circeo“, realizzato da Emons Record in media partnership con Il Fatto Quotidiano, grazie al lavoro e alle voci di Angela di Berardino e Giulia Mariani. Appuntamento in otto puntate, “A nudo” indaga il contesto sociale, economico e politico del tempo per capire cosa abbia reso possibile quella notte e prendere coscienza di ciò quello che è accaduto dopo, ricostruendo i processi che hanno visto coinvolti i tre criminali.LE AUTRICINata a Roma, dove vive – o meglio sopravvive come tutti i romani – Angela Di Berardino ha vissuto per un po’ a Londra tra té e cibi multietnici. Viaggerebbe continuamente tra Balcani e sud ovest asiatico, si interessa principalmente di paesi in crisi, anni 70 e lotte per i diritti, in particolare quelli di genere. Si definisce una persona poliedrica, che tradotto significa che si entusiasma per qualsiasi essere vivente. Adora ascoltare le storie delle persone e raccontarle per dare voce a chi rimane ai margini. Non potrebbe vivere senza queste tre cose: il caffè, il mare al tramonto e le discussioni politiche.Ha scritto per MicroMega e L’Espresso.Nata in Umbria, ora a Roma, per un po’ a Siviglia. Giulia Mariani è giornalista pubblicista, crede che l’utilizzo consapevole del linguaggio sia la chiave di volta. Si sente al suo posto tra gli articoli ingialliti degli anni 70, su un aereo per la Serbia, tra i marginalizzati: per raccontare le loro storie. Quando non cerca di scavare in qualche storia complicata, mangia cibo etnico o fa la lucertola che legge al sole, meglio ancora se con i piedi a bagno o un gatto addosso. Si interessa di esteri e questione femminile e i podcast non solo li fa, ma crede che stiano rivoluzionando il giornalismo. Ha scritto per Il Foglio e L’Espresso.L'articolo Cinquant’anni fa il massacro del Circeo: così la più atroce delle violenze ha cambiato la storia d’Italia proviene da Il Fatto Quotidiano.