“‘Preti contro il genocidio’ è un invito a tutta la Chiesa. Cosa mi aspetto da Papa Leone? Che convochi un giubileo delle forze disarmate”

Wait 5 sec.

“Cosa sono andati a fare, la premier Giorgia Meloni, i vice Matteo Salvini e Antonio Tajani, da Papa Leone XIV se non hanno capito che proprio il Vaticano ha per primo riconosciuto la Palestina?”. A rompere con palazzo Chigi è una parte significativa della Chiesa, quella fronda di sacerdoti e vescovi che nei giorni scorsi è scesa in piazzadietro lo striscione “Preti contro il genocidio”. A farsi portavoce di molti, in questa intervista in esclusiva a “Il Fatto Quotidiano.it”, è il presidente di Pax Christi, monsignor Giovanni Ricchiuti, vescovo emerito di Altamura Gravina. Qualcuno, per usare una terminologia un po’ desueta, lo definisce un disobbediente, altri si sono schierati con lui che chiede a gran voce al Pontefice di recarsi a Gaza. Ma non solo: “Il Papa deve convocare i movimenti per la pace. Finora non l’ha fatto. Il primo giubileo è stato quello delle forze armate a quando uno di quelle disarmate?”.Qual è la posizione del suo movimento Global Sumud Flotilla?“Sono state attaccate navi che non sono da guerra, è ancor più disumano. Possibile che Israele non capisca che questa non è la strada possibile da percorrere? Si tratta di interventi militari incomprensibili. Pax Christi, fin dall’inizio ha condiviso la finalità umanitaria della Flotilla. Sosteniamo la missione, siamo rimasti in contatto per molto tempo con chi è partito da Augusta.“Preti contro il genocidio”, un popolo di sacerdoti e vescovi che ha lanciato un messaggio chiaro al Vaticano?“Decisamente. Il nostro è un invito a tutta la Chiesa, nelle sue diverse istituzioni; un messaggio lanciato dai preti, soprattutto rivolto all’ambiente episcopale. C’è chi ha fatto sui social commenti ideologici ma i più ci hanno sostenuti. In questo momento in cui il mondo vuol riconoscere la Palestina, i sacerdoti che sanno di essere alla guida di comunità, hanno preso posizione. Abbiamo scosso le nostre diocesi. Non siamo contro il popolo israeliano ma il loro Governo ci deve ascoltare. Per il nostro ambiente presbiteriale è un nervo scoperto, non c’è unanimità nemmeno tra noi ma non si può ragionare in questo modo. Ci sono momenti in cui è necessario esserci”.In molti sul profilo social del “Fatto Quotidiano.it” si sono schierati con voi dicendo “Finalmente”, ma esprimendo anche il rammarico per il fatto che il Papa non ha ancora dichiarato apertamente che si tratti di un genocidio. Eppure il cardinale Semeraro su “La Stampa” ha ribadito che la pace è nel “programma di Governo” di Leone XIV. Perché questa prudenza dalla Santa Sede?“Ho letto Semeraro. Non sono nessuno per giudicare ma il mio auspicio è che dopo la dichiarazione dell’Onu anche la Santa Sede possa denunciare il genocidio in corso. L’insegnamento di Papa Leone sulla pace è chiaro, merita la nostra condivisione. Mi auguro che anche il Vaticano che per ora è sulla linea della prudenza possa dire quella parola che finora non ha pronunciato”.Il vostro appello non è stato firmato da uomini come il cardinale Paolo Romeo di Palermo; il cardinale Domenico Battaglia di Napoli, il vescovo di Firenze o monsignor Dario Olivero. C’è una Chiesa istituzionale e una Chiesa di Popolo?“Non so perché hanno ritenuto opportuno non firmare. Rispetto la loro scelta. C’è una Chiesa che è popolo di Dio dove ciascuno di noi è chiamato ad una vocazione alla responsabilità. La priorità dell’annuncio del Vangelo è: “Andate e annunciate la pace”Il cardinale Zuppi in apertura del Consiglio permanente Cei ha ribadito che non solo l’Italia, ma l’Europa, può diventare maestra di pace. Intanto l’Italia all’assemblea Onu non si è schierata con i 146 Paesi che hanno promesso di riconoscere lo Stato di Palestina e ieri sera anche il Pontefice è tornato a dire che il riconoscimento potrebbe aiutare.“Tutto ciò è gravissimo. Lo scorso lunedì c’è stata una grande manifestazione in tutt’Italia ma la maggioranza di Governo ha subito messo in luce il fatto che qualcuno ha sfasciato le vetrine. Anch’io non condivido la violenza ma in questo caso perché si punta a condannare solo chi ha compiuto quegli atti vandalici e non si guarda alle piazze piene che hanno chiesto di riconoscere lo Stato della Palestina? Anche l’ultima dichiarazione della Meloni che sarebbe pronta a riconoscere lo Stato di Palestina solo senza Hamas è solo geopolitica. Io dico: riconoscete la Palestina e poi impegnatevi affinché Hamas restituisca gli ostaggi. Il dialogo non avviene con gli aut aut. C’è una storia che precede il 7 ottobre che molti non vogliono vedere: è la narrazione di un continuo disegno di far sparire i palestinesi. Perché l’Italia si ostina a non riconoscere lo Stato palestinese? Perché non imitano la Santa Sede? L’Italia non ha firmato nemmeno il trattato per la messa al bando delle armi nucleari. La pace passa attraverso il non invio delle armi. Questo Governo ignora completamente questa visione”.Lei ha più volte detto senza mezzi termini che si aspetta che il Papa vada a Gaza con il patriarca di Gerusalemme.“Non solo io. Immagino una marea di gente che possa andare con lui. Ora, però, ci deve chiamare, non può far finta di nulla. Sua Santità deve farci questo dono: deve convocare i movimenti per la pace. Finora non l’ha fatto. Il primo giubileo è stato quello delle forze armate a quando uno delle forze disarmate? Spero che il Papa ci ascolti. C’è un popolo che vede in lui la persona più autorevole per dialogare con Israele. Lo ripeto, rivolgendomi a Sua Santità: “Andiamo insieme”.Rischia di passare come un Vescovo disobbediente come si diceva qualche anno fa per qualche prete.“Ancora una volta presto fedele obbedienza al successore di Pietro”E allora si sente addosso la definizione di proPal?“Non ho difficoltà a dire che sono proPal e aggiungo che sono anche pro-Israele ovvero per fare loro un appello ad essere un popolo umano”.L'articolo “‘Preti contro il genocidio’ è un invito a tutta la Chiesa. Cosa mi aspetto da Papa Leone? Che convochi un giubileo delle forze disarmate” proviene da Il Fatto Quotidiano.