La Bolognina è un quartiere in trasformazione, ma da qui a parlare di ‘molestie assicurate’ ce ne passa

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“Quattro passi dopo cena, molestie assicurate”. È con queste testuali parole che una collega de Il Resto del Carlino ha iniziato un articolo sulla Bolognina, il quartiere adiacente al centro di Bologna interessato da una lenta ma promettente riqualificazione. Questo processo – lo dico con cognizione di causa, visto che in Bolognina ci vivo da dieci anni – è in evoluzione. Alcune zone hanno già cambiato volto; altre necessitano di investimenti consistenti da parte di comune e privati.La gentrificazione, purtroppo o per fortuna, richiede tempo: ancora oggi le strade che si snodano a ridosso di via Mattei, via Carracci e via Fioravanti sono meta di balordi e spacciatori.Ora: come diceva Nanni Moretti, le parole sono importanti. Lo sono sempre, ma lo sono di più se sei giornalista. Affermare che una passeggiata serale in Bolognina equivale a ricevere molestie è una falsità grave che va denunciata con la stessa solerzia con cui il giornale bolognese denuncia i gravi e truculenti episodi di cronaca che ogni giorno terrebbero in ostaggio i residenti del quartiere. A volte (leggasi: spesso) i titoli del più popolare (nel senso di “rivolto al popolo”, come da volontà del suo fondatore) giornale locale sono talmente catastrofici che qualcuno potrebbe svegliarsi la mattina pensando di essere ad Haiti invece che nel cuore dell’Emilia.Il 12 settembre 2025 il sito web della testata titola: “Violenta rissa tra spacciatori in Bolognina: il quartiere come un campo di battaglia”. Un campo di battaglia? Tipo Verdun? Chi ha scritto questo titolo sa che le similitudini iperboliche sono nemiche del giornalismo?16 settembre: “Sangue in Bolognina, la rissa nel video delle telecamere di sicurezza della gioielleria”. Il riferimento è a un episodio avvenuto di fronte casa mia: due ragazzi discutono, uno spinge l’altro, un terzo si frappone per placare gli animi. Pare ci fosse stata una rissa, prima: su alcune auto e vestiti vengono ritrovate macchie rosso scuro. Nel video però non si vedono né il sangue (“un lago” si legge nel pezzo) né le botte. Chi ha scritto questo titolo sa che il clickbaiting è uno dei motivi principali per cui la gente non compra più i giornali, incluso il Carlino?Facciamo ancora un passo indietro nel tempo. 31 agosto 2025, ovvero il mese in cui tutta la città, e non solo la Bolognina, è in buona parte svuotata. “Spaccio in Bolognina: i video shock dei residenti”. Se vedere gli spacciatori all’opera alle spalle della stazione dei treni è scioccante, cosa dovremmo dire dei balordi che sotto i portici affrescati del centro apparecchiano le stagnole di eroina?Da tutti questi articoli emerge una mirabolante verità: gli spacciatori a volte si azzuffano. Succede in Bolognina ma anche dentro le mura della città e nel resto del mondo. Quello in cui risiedo – lo dicevo in apertura – è un quartiere che sta andando incontro a una profonda, anche se graduale, trasformazione. È arrivata la nuova sede del comune, l’hotel The Social Hub, commercianti che prima esercitavano in centro hanno spostato qui la loro attività. Più soldi in circolo e più turisti significano più possibilità di vendere droga: è uno dei modi in cui il mondo funziona, piaccia o no.Ma torniamo alle risse degli spacciatori. Queste persone di solito si picchiano tra di loro per ragioni legate alla spartizione del territorio, ma non aggrediscono passanti a caso. Ogni tanto, raramente, c’è qualche “vittima” collaterale. Alcune settimane fa, per proteggere un bambino da una scazzottata tra spacciatori e clienti, una signora ha perso l’equilibrio, procurandosi escoriazioni. È stata una cosa bella da vedere? No. È un Far West, come recita il Carlino in uno dei suoi tanti “reportage” dal suo personale fronte cittadino? Certo che no.Il Carlino io però un po’ lo capisco. Dà voce a persone, di solito anziani, che vogliono sentirsi dire proprio queste cose, altrimenti non comprerebbero più i giornali. Una di queste persone, una signora bolognese sulla settantina, me la sono ritrovata accanto l’altro giorno mentre passeggiavo vicino Piazza dell’Unità. L’ho sentita sciorinare una trafila di imprecazioni perché un ragazzo magrebino con una bici infagottata di pubblicità da consegnare nelle buchette le è sfrecciato accanto, per giunta gesticolando mentre era al telefono.Il ragazzo le ha fatto qualcosa di male? No. La signora ha percepito un potenziale pericolo? Probabilmente sì. Ci sono soluzioni a questa situazione? Alcune. Comprare casa in via d’Azeglio potrebbe essere una di queste, ad esempio.Chiudo questa riflessione mettendo il punto proprio sul concetto di percezione personale. L’ho già detto: vivo in Bolognina da 10 anni. Ho attraversato il quartiere nelle sue ore più luminose e in quelle più buie: non ho mai – ripeto: mai – percepito alcun tipo di pericolo reale per la mia incolumità. Dipenderà dal fatto che sono uomo e ancora relativamente giovane? Forse. Sbaglierei, è ovvio, se permettessi alla mia personale esperienza di indurmi a definire il luogo in cui vivo come “sicurissimo”. Al contempo, però, mi aspetto che una donna, una collega, non permetta a se stessa e alla sua personale percezione di denigrare un quartiere intero con un commento aberrante anche dal punto di vista deontologico.Non voglio sminuire la situazione. La Bolognina presenta fenomeni diffusi di degrado e microcriminalità, finiti di recente in un dossier che il Comune ha portato in Procura. Chi ha il potere di contribuire a modellare l’opinione pubblica dovrebbe, a sua volta, mettersi un po’ più d’impegno. Lo spaccio ha un peso. Le risse tra spacciatori hanno un altro peso. Le risse tra spacciatori che coinvolgono i passanti – l’ipotesi più grave ma anche quella per fortuna meno frequente – hanno un altro peso ancora.Le parole sono importanti. Ed è importante riuscire a inquadrare un fenomeno senza scadere in moralismi, facilonerie sciatte e titoli da quattro soldi.L'articolo La Bolognina è un quartiere in trasformazione, ma da qui a parlare di ‘molestie assicurate’ ce ne passa proviene da Il Fatto Quotidiano.