Ti ricordi… Edo Carrasco, il cileno di Lugano che castigò la prima Inter morattiana e oggi lotta contro le tossicodipendenze

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Il tocco c’è? Forse no, forse sì. Di fatto il gol è attribuito a lui, a Josè Edoardo Carrasco detto Edo: lui aveva battuto una punizione debole e apparentemente innocua che però all’85esimo di quel trentaduesimo di finale di Coppa Uefa a San Siro si era infilata alle spalle di Pagliuca regalando vittoria e passaggio del turno al Lugano, eliminando l’Inter. Una sfida che avrebbe dovuto essere senza storia: l’Inter del ’95 era la prima interamente morattiana, visto che Massimo aveva rilevato il club all’inizio dell’anno da Ernesto Pellegrini e in quell’estate si era cimentato nella sua prima campagna acquisti. Ambiziosa naturalmente. Aveva tentato fino all’ultimo di prendere Cantona, ma dallo United era arrivato solo Ince, e poi Fresi, Zanetti, Roberto Carlos, Ganz, Rambert, Benny Carbone.Una squadra che, con Ottavio Bianchi in panchina, avrebbe dovuto lottare per i primi posti in Italia e competere in quella Coppa Uefa conquistata al 93esimo dell’anno precedente, grazie a un colpo di testa di Marco Delvecchio. Doveroso, certo, superare il primo turno contro il Lugano di Morinini, squadra con qualche vecchia conoscenza del calcio internazionale come Mauro Galvao, di quello italiano come l’ex nerazzurro Igor Shalimov, e future e trascurabili conoscenze come Tomislav Erceg. E poi Edo Carrasco: nato in Cile, a Coronel, nel 1972 ma già nel 1974 i genitori per sfuggire alla dittatura di Pinochet si erano trasferiti in Svizzera, a Lamone. Suo papà era stato in carcere subendo torture e grazie a un prete, padre Rivoir, la famiglia riesce ad abbandonare il paese.Edo è piccolo, ma grazie ai ricordi e all’ambiente familiare comprende e cresce con la bussola dei diritti umani, dell’importanza di tendere la mano a chi è in difficoltà: al liceo fonda un gruppo per la pace, mentre in campo mostra un destro sopraffina, grande tecnica e senso tattico fin dalle giovanili del Lugano. Nel 1991 entra in prima squadra, nel 1993 vince la Coppa Svizzera, ma le luci del calcio professionistico non offuscano la sua visione del mondo: aiuta ragazzi con handicap, persone in fase di disintossicazione, malati in ospedale.Ci aveva provato l’anno prima il Lugano a contendere il campionato al Grasshopper, senza riuscirci però: secondo, ma arriva a giocare contro il Real Madrid in Coppa delle Coppe, perdendo però. Poco, tuttavia, per immaginarsi di contendere il passaggio del turno all’Inter, avversaria figlia di un sorteggio sfortunato dopo aver passato il primo turno contro i lussemburghesi del Jeunesse d’Esch. Al Cornaredo, piccolo stadio da 16mila posti e neppure tutti occupati, il 12 settembre per l’andata non dovrebbe esserci storia, tanto più se dopo 13 minuti il solito Roberto Carlos infila una punizione nell’angolino basso alla sinistra del portiere.Ma l’Inter di Bianchi è pasticciona e brutta, non funziona il turnover deciso dal mister, così gli svizzeri salgono in cattedra e il pareggio arriva addirittura con gol olimpico: proprio Edu Carrasco va sulla bandierina, tira tagliato e di destro e il pallone scavalca Pagliuca e finisce in porta. La gara termina sull’uno a uno, ma in fin dei conti c’è il ritorno a San Siro per ribaltarla di fronte al pubblico amico. Intanto l’Inter in campionato stenta ancora: due giorni prima di Lugano aveva perso a Parma, poi arriva il pareggio a reti bianche a San Siro contro il Piacenza e la sconfitta per 2 a 1 a Napoli, fatale ad Ottavio Bianchi.In panchina per il ritorno di Coppa Uefa contro il Lugano ci va Luisito Suarez: il passaggio del turno dovrebbe essere una formalità, come ricordato anche dallo stesso Carrasco anni dopo, quando parlerà di giocatori dell’Inter che li attendevano fumando sigarette, quasi col sigaro in bocca aspettandosi una gara a senso unico. E invece ancora una volta l’Inter deluderà, non riuscendo a segnare, fin quando all’85esimo sarà ancora Carrasco da calcio piazzato a far male ai nerazzurri, portando il Lugano ai sedicesimi di finale. Lì, contro lo Slavia Praga, si interromperà il cammino degli svizzeri in Coppa Uefa.Alla fine di quella stagione Carrasco passerà al Losanna, dove vincerà un’altra Coppa Svizzera, poi allo Stade Nyonnais e al Sion, cominciando una trafila in club minori. Ma già a Losanna aveva avviato progetti di pubblica utilità, poi si laurea in scienze sociali e ottiene diversi master, diventando infine direttore della Fondazione “Il Gabbiano”, che si occupa di tossicodipendenze. Quei gol all’Inter 30 anni fa insomma, ma Edo Carrasco merita di essere ricordato per altro. E molto di più.L'articolo Ti ricordi… Edo Carrasco, il cileno di Lugano che castigò la prima Inter morattiana e oggi lotta contro le tossicodipendenze proviene da Il Fatto Quotidiano.