Cuba: morta Assata Shakur, membro Black Liberation Army

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È morta all’Avana Assata Shakur, attivista afroamericana ed ex membro delle Pantere Nere, che aveva ottenuto asilo a Cuba dopo essere fuggita nel 1979 da una prigione negli Stati Uniti, dove stava scontando l’ergastolo con l’accusa di aver ucciso un agente di polizia. Lo ha annunciato il governo cubano, spiegando che è morta giovedì a causa delle “condizioni di salute e dell’età avanzata”.Il caso di Shakur, membro del Black Liberation Army, è stato a lungo una questione spinosa nelle relazioni tra Stati Uniti e Cuba. Shakur fu condannata nel 1973 per la morte dell’agente Werner Foerster durante una sparatoria avvenuta dopo un controllo stradale sulla New Jersey Turnpike. Nata Joanne Deborah Chesimard, l’FBI l’aveva inserita nella lista dei “terroristi più ricercati”. Anche la figlia, Kakuya Shakur, ha confermato la morte della madre in un post su Facebook.FILE – Photo of reward poster announcing the federal bounty for the capture of convicted killer Joanne Chesimard is now $1 Million in West Trenton, N.J. on Monday, May 2, 2005. (AP Photo/Tim Larsen, file)Fuga e asilo a CubaShakur era stata dichiarata colpevole nel 1977 di omicidio, rapina a mano armata e altri reati, ed era stata condannata all’ergastolo, ma era fuggita nel novembre 1979. I membri del Black Liberation Army, fingendo di essere visitatori, fecero irruzione nel Clinton Correctional Facility, presero in ostaggio due guardie e requisirono un furgone della prigione per far evadere Shakur. Lei scomparve e riapparve poi nel 1984 a Cuba, dove Fidel Castro le concesse asilo, secondo l’FBI.La vita a Cuba e l’eredità di ShakurShakur ha sostenuto nei suoi scritti da Cuba di non aver sparato a nessuno e di aver avuto le mani alzate durante la sparatoria. I suoi scritti sono diventati un grido di battaglia del movimento Black Lives Matter, anche se gli oppositori li hanno criticati come influenzati dall’ideologia marxista e comunista.Questo articolo Cuba: morta Assata Shakur, membro Black Liberation Army proviene da LaPresse