Garlasco, i buchi neri nelle prime indagini. Le intercettazioni ignorate, i Sempio che «sapevano già le domande». E la fretta dietro il caso chiuso in 21 giorni

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Un pizzino con tre parole e due numeri, un flusso di denaro non proprio in linea con le abitudini della famiglia Sempio. Poi una serie di intercettazioni o trascritte a pezzi o per niente. Casi avvenuti per distrazione o – come ipotizza la procura di Brescia – con dolo. Parte da questi tre elementi l’indagine parallela alla clamorosa riapertura del giallo di Garlasco, in cui l’ex procuratore aggiunto di Pavia Mario Venditti risulta indagato per corruzione in atti giudiziari. Secondo la ricostruzione dei magistrati competenti, l’attuale presidente del casinò di Campione sarebbe stato pagato dalla famiglia di Andrea Sempio per insabbiare alcuni elementi e garantire l’archiviazione dell’accusa di omicidio.Le due indagini di Mario Venditti su SempioPer due volte l’uccisione di Chiara Poggi e il nome di Andrea Sempio sono finiti tra le mani di Mario Venditti. La prima del 2016, una trafila più lunga e articolata. La seconda, nel 2020, una riapertura lampo dei fascicoli, richiusi dopo soli 21 giorni: «Avevo deciso dopo 21 minuti, anzi 21 secondi», ha spiegato l’ex procuratore aggiunto in una trasmissione pochi mesi fa. Eppure, in uno e nell’altro caso, per la procura di Pavia ci sarebbe una lunga lista di anomalie, che dipingono una situazione che andrebbe ben oltre semplici errori in fase di indagine. I dialoghi tra padre e figlio: «Ne ho cannata una» Nel 2016-2017, come si legge nel decreto di perquisizione emesso nella mattinata di venerdì 26 settembre, la procura di Brescia ha ravvisato numerose incongruenze. In primo luogo, l’omissione da parte della polizia giudiziaria della trascrizione di alcuni passaggi rilevanti delle intercettazioni ambientali. Già il 9 febbraio 2017, il giorno prima dell’interrogatorio di Sempio, l’indagato risultava già a conoscenza di alcuni elementi: «Comunque ha detto che ti chiederà le cose che sono state depositate. Non è che…», dice il padre di Andrea, Giuseppe Sempio. «Sì lo so», risponde Andrea. «Al massimo se ti infila dentro qualche domanda che non… dici: guardi io non mi ricordo, son passati dieci anni…», conclude il padre. I due vengono intercettati anche il giorno successivo, subito dopo l’interrogatorio. È in quell’occasione che Andrea pronuncia la nota frase «ne ho cannata una», in relazione all’alibi del ticket del parcheggio di Vigevano.Le frasi intercettate: «Dobbiamo pagare quei signori lì, sono dalla nostra parte»Ma la più grave carenza, agli occhi della procura di Brescia, è la completa assenza nei verbali di frasi pesantemente incriminanti: «Sono abbastanza dalla nostra parte», diceva Giuseppe Sempio in relazione agli inquirenti. E poi ancora, sempre il padre di Andrea Sempio fa riferimento alla necessità di «pagare quei signori lì» con modalità «non tracciabili». Parole che gli inquirenti bresciani interpretano come allusione a un patto corruttivo stretto con Mario Venditti. Lo stesso che indicherebbe l’annotazione sul bloc notes ritrovato nella casa dei genitori di Andrea Sempio: «Venditti Gip archivia X 20.30 €», con 20-30 da interpretare come 20mila e 30mila euro.I contatti con i carabinieri: «A casa loro per un’ora prima dell’interrogatorio»Ma siamo solo al primo punto della lista di «opacità» nelle due indagini coordinate dall’ex aggiunto Venditti. Sotto la lente degli inquirenti finiscono anche Giuseppe Spoto e Silvio Sapone, due ufficiali dei carabinieri oggetto della perquisizione di venerdì e che avrebbero avuto «contatti» con i Sempio prima degli interrogatori. In particolare il maresciallo Spoto, nell’atto di notificare l’invito a comparire in procura, si sarebbe trattenuto a casa dei Sempio dalle 16.35 alle 17.45, un tempo «incompatibile con la mera esecuzione dell’attività notificatoria». Riguardo a Spoto, invece, i magistrati di Brescia sottolineano il rapporto «di particolare confidenza e correlazione con l’indagato Venditti» e un suo presunto contatto con Andrea Sempio prima dell’interrogatorio. Un contatto «senza alcuna ragione o necessità investigativa». I dubbi sull’interrogatorio a Sempio: «Troppo breve»La terza incongruenza delle indagini sarebbe la durata dell’interrogatorio di Andrea Sempio, giudicato eccessivamente breve. A maggior ragione alla luce della «formula tranchant» con cui Mario Venditti, a conclusione delle indagini in data 7 marzo 2017, afferma la «completa assenza di elementi a supporto delle ipotesi accusatorie a carico di Sempio Andrea». I bonifici delle zie e i 35mila euro prelevati dai SempioC’è poi un ultimo elemento, tra quelli finora resi pubblici dagli inquirenti. Si tratta forse dell’indizio più concreto: la traccia lasciata dai movimenti di denaro insoliti ordinati da parenti stretti di Andrea Sempio. Accertamenti bancari compiuti dalla Guardia di finanza hanno sottolineato che tra dicembre 2016 e giugno 2017 le zie paterne dell’indagato – Ivana e Silvia Maria Sempio – avrebbero emesso assegni per un totale di 43mila euro in favore del fratello Giuseppe. Nello stesso periodo padre e figlio, Giuseppe e Andrea, avrebbero prelevato un totale di 35mila euro in contanti: un’azione ben al di fuori delle loro abitudini. Altri 5mila euro erano poi stati versati da Giuseppe Sempio al fratello Patrizio sotto forma di assegno, immediatamente prelevato in contanti. Una mole non trascurabile di bigliettioni, finiti chissà in quali tasche. L'articolo Garlasco, i buchi neri nelle prime indagini. Le intercettazioni ignorate, i Sempio che «sapevano già le domande». E la fretta dietro il caso chiuso in 21 giorni proviene da Open.