“I governi ci tengono ignoranti a tutti i costi. Mi preoccupa l’abituarsi al dolore e al regime terroristico. Silenzio per i bimbi morti a Gaza”: così Renato Zero

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Renato Zero è pronto a spegnere 73 candeline domani 30 settembre e per l’occasione ha voluto pubblicare 19 brani inediti nell’album “L’oraZero“, in uscita il 3 ottobre. Un racconto urgente in tempi difficili, non a caso si parla molto di pace in quasi tutto il disco. L’artista tornerà sui palchi delle principali città italiane, a partire dal 24 gennaio 2026 nella sua Roma, con 23 date annunciate in giro per il Paese. E non si ferma qui. Il suo desiderio più recente? “Girare un film per dire quello che non riesco a dire nella musica”.“Mi spavento perché non siamo più autonomi”“L’oraZero di Renato è quella di tutti, considerata la situazione di oggi – ha spiegato l’artista -. Siamo prigionieri di forze al di fuori di noi, non possiamo controllare assolutamente nemmeno il nostro futuro. Già il futuro di per sé è una cosa seria, ma in più vieni bendato. Il futuro è così poco chiarificatore. Ci sono atteggiamenti che arrivano da certe amministrazioni con scelte politiche che indeboliscono una certa autonomia. Mi spaventa il fatto che non ci sia più una autonomia. Non parlo solo della nostra, ma anche di quella tutti gli altri e soprattutto dei i bambini. I governi ci tengono ignoranti a tutti i costi”.E ancora: “Dobbiamo usare un linguaggio temperato e morbido anche nella contestazione. C’è bisogno di affrontare certe problematiche, certi risvolti che poi finiscono sempre nelle canzoni. Viviamo in tempi di guerra e in una situazione estremamente precaria. Penso che anche la musica si debba, in qualche modo, adeguare a questo clima. Dobbiamo fare in modo, se possibile, anche senza spingerci troppo, a tener conto della spiritualità, che gioca un ruolo importante. Sono 19 i brani che rappresentano questi umori e la voglia di cambiamento, anche molto individuali perché ognuno ridisegni il proprio tracciato e farsi largo in questa routine. Mi preoccupa l’abituarsi e al dolore, l’abituarsi al regime terroristico. Come artista mi sento in diritto e dovere a esprimere il mio pensiero”.“Ognuno deve combattere la sua guerra”L’arte è sempre importante: “Ci vuole un grande lavoro e bisogna perforare le barriere architettoniche che certi discografici hanno creato, negli ultimi anni. C’è la latitanza dell’accarezzare le ideologie e le configurazioni di ciascuno di questi ragazzi di oggi. In tutto ci sono 54 guerre dichiarate e ognuno di noi ha il tumulto di sistemare le cose. Come ho scritto la prefazione del disco, ‘ognuno deve combattere la sua guerra‘ e spesso ci si rende conto che il nemico siamo noi stessi”.Bisogna andare oltre il razzismo: “Auspico un mondo dove finalmente non si facciano differenze e non si creino sospetti tra le religioni e gli Stati. Dobbiamo comprendere che la forza dell’umanità e il raggiungimento di una serenità globale è proprio l’amore“.Insomma come dice sempre l’artista “Bisogna riabituarsi alla piazza. La presenza è importantissima. Una piazza muta senza cartelli e senza bandiere, nessun ammiccamento… Sarebbe quella la risposta più forte prorompente”.“Abbattiamo le barriere con il rap, siamo una famiglia”“Quando sono sul palco – ha detto Zero -. Le canzoni sono la medicina migliore per me per affrontare il pubblico. Si fa fatica alzarsi la mattina e raccontarci che ‘la vita è bella’. Dobbiamo trovarci alleati e spingere l’acceleratore perché il nostro intervento possa seguire una contaminazione importante sotto sotto, quasi segretamente. Ogni artista involontariamente faccia un lavoro di ripristino e di riappacificazione. Guardo i miei colleghi rapper che si esibiscono in un genere particolare. Li osservo e mi rendo conto anche che ci può essere una capacità di non creare compartimenti stagni. Siamo una famiglia meravigliosa proprio per la diversa maniera di intraprendere un viaggio. Uniamoci”.“Avere vicino la Bertè per me vuol dire molto”Infine la rappacificazione con Loredana Bertè, avvenuta questa estate: “Io e Loredana abbiamo collaborato talmente tanto che abbiamo finito per litigare. Succede anche in una coppia di innamorati che la troppa frequentazione crei grandi malintesi e delle stanchezze. Considerate che non eravamo solo io e Loredana, ma c’era anche Mimì. Un triangolo più eclatante di questo non esiste. Eravamo un ente assistenziale. Ognuno di noi faceva marchetta per l’altro per un piatto di minestra”.“L’abbraccio con Loredena era definitivo e anche urgente – ha concluso – passano gli anni e il tempo si stringe. Loredana l’ho trovata meravigliosamente calma e riflessiva, anche grazie a me perché quando mandava a quel Paese qualcuno, accorrevo io per appianare le tensioni. Senza il mio sostegno si è ritrovata isolata e ha fatto ammenda alla propria bontà e sensibilità, credo di essere artefice per la riconversione. Oggi averla vicina a me vuol dire molto”.“Sanremo? Basta con la severità delle selezioni”“Al Festival di Sanremo sono state fatte scelte spericolate nell’assegnare posizioni ad artisti che vengono scelti, in base al quorum dei loro sostenitori e via discorrendo. – ha affermato il cantautore – Credo che ognuno debba prendersi le responsabilità delle proprie azioni. Insomma vorrei un Sanremo che tenga conto che c’è posto per tutti, ma non lasciando a casa nessuno. Vorrei che questa severità delle selezioni sia rivista a favore dell’inserimento di giovani cantautori alla Bindi, alla Paoli o alla Modugno che ha valicato le Alpi con la sua musica. Bisogna essere un pochino più attenti a non lasciare a casa nessuno. Ci vuole bnel cast un ventaglio più generoso nel considerare le differenze tra un genere e uno stile all’altro.L'articolo “I governi ci tengono ignoranti a tutti i costi. Mi preoccupa l’abituarsi al dolore e al regime terroristico. Silenzio per i bimbi morti a Gaza”: così Renato Zero proviene da Il Fatto Quotidiano.