A leggerli, uno a uno, viene da pensare sia una specie di incubo, o la sceneggiatura di un film dell’orrore. Eppure sono lì, con le firme dei senatori della Repubblica (di centrodestra) gli emendamenti al già controverso – per usare un eufemismo – disegno di legge che punta a stravolgere la legge sulla caccia (ddl Malan). Nell’ipotesi neanche troppo azzardata che vengano tutti approvati, perché d’altra parte la maggioranza ha i voti per farlo, ci troveremmo questi scenari: fucili spianati su scogliere, spiagge libere e addirittura nelle aree dove sono presenti stabilimenti balneari mentre, poco più al largo, un gruppo di cacciatori spara da un’imbarcazione in movimento; chilometri e chilometri di reti per la cattura di uccelli posizionate ovunque nei boschi, lungo i valichi montani, in mezzo ai prati; uccisioni di specie protette: da quelle appartenenti all’avifauna, in cattivo stato di conservazione, fino agli stambecchi (che sulle Alpi si erano già praticamente estinti, a causa dell’attività venatoria) e, persino, attraverso i piani di abbattimenti regionali, agli sciacalli dorati, che contano poche centinaia di esemplari in Italia, e il cui status passa da strettamente protetto a protetto (come avvenuto per il lupo).CACCIA, LA PRIORITÀ DEL CENTRODESTRA – Il provvedimento voluto da Francesco Lollobrigida ha avuto una gestazione complicata. IlFattoQuotidiano.it ne aveva diffuso le bozze in esclusiva già a maggio e, insieme alla denuncia delle principali associazioni ambientaliste e animaliste, si era sollevato un polverone. Dal libro dei sogni del ministro dell’Agricoltura, infatti, erano stati tolti alcuni punti controversi (come la caccia sui litorali, che però ora rientra con gli emendamenti) e, soprattutto, Lollobrigida – e le associazioni venatorie – aveva dovuto rinunciare al disegno di legge governativo, con una via preferenziale che avrebbe portato a un’approvazione rapida, in favore di un ddl depositato a Palazzo Madama (il ddl Malan, appunto). Una sconfitta per il ministro, e un’operazione di “cautela” per Giorgia Meloni e il governo, che ha scelto la bollinatura parlamentare per una norma così delicata (e potenzialmente dannosa dal punto di vista elettorale).Parallelamente, però, il centrodestra ha continuato a lavorare per la lobby venatoria: la vicenda più pressante, che ha mandato su tutte le furie i cacciatori (con la sempre presente minaccia di togliere il voto ai tre principali partiti di centrodestra alle elezioni), cioè quella che riguarda i valichi montani, è stata risolta con un escamotage; vale a dire inserendo un emendamento alla legge sulla montagna, aggirando così il divieto di caccia in quelle aree. Stesso discorso per l’abbattimento dei lupi, inserito – e approvato – nella legge promossa da Roberto Calderoli. Nel frattempo Animalisti Italiani, Enpa, Lac, Lav, Lndc e Oipa hanno depositato 53mila firme per la proposta di legge di iniziativa popolare per “per l’abolizione della caccia, la tutela di orsi e lupi, l’incremento delle aree protette e il divieto di ingresso dei cacciatori nelle proprietà private”. Successivamente, con lo stesso ddl Malan la maggioranza si è resa protagonista di alcune forzature. Prima scegliendo la via più veloce dell’esame nelle commissioni competenti in sede redigente, il cui tentativo è stato bloccato dalle opposizioni. Poi convocando soltanto quattro associazioni ambientaliste – peraltro di sera – contro le otto associazioni venatorie. Fino ad arrivare al presente. Le commissioni Agricoltura e Ambiente sono pronte ad affrontare il disegno di legge, e lo dovranno fare esaminando ben 2.084 emendamenti.“Gli emendamenti presentati dalla maggioranza aggravano ulteriormente un testo già inaccettabile, confermando la fondatezza delle preoccupazioni espresse dalle associazioni ambientaliste e smentiscono clamorosamente chi, come il ministro Lollobrigida, ci accusava di diffondere fake news” dice l’avvocato e responsabile responsabile tutela giuridica della natura per il Wwf, Domenico Aiello. “Gli emendamenti reintroducono misure che avevamo già denunciato a maggio: caccia in spiaggia, estensione delle specie catturabili in natura da 7 a 47, e aperture pericolose all’impunità di bracconieri e trafficanti”. E ancora: “È scoraggiante, da cittadini, assistere a tanta malafede da parte di istituzioni che dovrebbero tutelare il bene comune, non gli interessi elettorali di pochi. Se approvato, questo ddl rappresenterebbe un attacco alla biodiversità, alla sicurezza pubblica, alla libertà di vivere la natura, agli interessi agricoli e persino a quelli dello stesso mondo venatorio. I cittadini lo hanno capito e stanno reagendo. Lo dimostra la nostra petizione ‘Stop Caccia Selvaggia’, che ha già raccolto 90.000 firme: un segnale forte che consegneremo al Parlamento, finora sordo alla voce della società civile”.GLI EMENDAMENTI – Nel merito la norma forse più pericolosa è firmata dalla Lega. Si tratta dell’emendamento 11.8 che consente di sparare agli uccelli nei periodi di nidificazione e di migrazione prenuziale (oggi è vietato) ma che di fatto, mettendo nero su bianco che si può sparare oltre la prima decade di febbraio, apre la caccia, non solo all’avifauna, dodici mesi all’anno. Una follia. Ci sono poi gli emendamenti 14.21 e 14.22 che permettono di sparare dai natanti in movimento (anche qui, oggi è proibito): un’attività pericolosa e sleale. C’è poi un fortissimo attacco alle guardie venatorie (16.27), che verrebbero costrette a monitorare campagne e boschi solo in presenza di agenti delle forze dell’ordine (cosa che, nei fatti, è impossibile). L’attuale presidente della commissione Agricoltura, Luca De Carlo, potenziale candidato di Fratelli d’Italia in Veneto, propone sia di eliminare il divieto del silenziatore nella caccia, sia di aprire agli abbattimenti agli sciacalli dorati (che contano poche centinaia di unità in Italia) declassandoli da specie rigorosamente protetta (e dunque non cacciabile) a specie protetta (come tutta la fauna omeoterma).C’è poi una sfilza di emendamenti che riguardano spiagge e demanio marittimo, firmati da tutte le forze politiche: c’è chi propone di sparare solo da scogliere e spiagge libere (6.29), chi anche dalle spiagge in cui sono presenti stabilimenti balneari (6.71-6.77), chi dalle spiagge con stabilimenti balneari ma solo dopo l’1 di ottobre (6.78). Il già citato emendamento 11.8 consente di uccidere oca selvatica, piccione selvatico, stambecco e tutte le specie di mammiferi e di uccelli alloctone o esotiche. C’è poi il favore ai cacciatori stranieri (anche extra Unione europea, che potranno fare turismo venatorio in Italia senza grossi vincoli) e quello ai bracconieri, grazie alla norma che consente alle doppiette di segnare i capi uccisi solo quando lasciano il terreno di caccia (e non, come ora, appena uccidono un volatile) permettendo loro – in assenza di controlli – di tornare a casa col bagagliaio pieno di uccelli morti ma il carniere immacolato. Ampliata ancora di più la possibilità di catturare richiami vivi (si ritorna alle 47 specie cacciabili inseriti nella prima bozza del ddl), con Ispra che avrà sempre meno peso tanto qui quanto in tutti gli altri settori, venendo posta sotto la vigilanza della Presidenza del Consiglio dei ministri e dovendo, allo stesso tempo, “pesare” la propria attività con quella dei futuri istituti regionali (di nomina politica). Ultimi ma non ultimi, gli emendamenti per eliminare i divieti che riguardano l’acquisto di nuovi esemplari e la riproduzione degli animali nei circhi. Cosa c’entrano con la caccia? Niente, infatti.Mail: a.marzocchi@ilfattoquotidiano.itInstagramL'articolo Legge sulla caccia, il centrodestra ci riprova: tornano i fucili in spiaggia e si spara tutto l’anno (anche alle specie protette) proviene da Il Fatto Quotidiano.