Il nostro nuovo lavoro The 1538 eruption at Campi Flegrei resurgent caldera: implications for future unrest and eruptive scenarios, a cura di Giuseppe Rolandi, già all’Università degli Studi di Napoli Federico II, Claudia Troise e me dell’Ingv, Marco Sacchi del Cnr-Ismar e Massimo Di Lascio, geologo professionista, presenta una ricostruzione dettagliata e innovativa dell’intera storia del bradisisma negli ultimi 3000 anni, e in particolare degli eventi precursori dell’eruzione del 1538.Il bradisisma ai Campi Flegrei ha una documentazione storica imponente, che data fin dall’epoca della prima colonizzazione greca, VIII secolo a.C. La prima analisi importante delle fonti storiche è stata fatta da Parascandola, con i suoi lavori del 1943 e 1947. Poi si sono succeduti molti lavori sul tema; quello più recente e più accreditato finora è del 2016, a cura di Di Vito ed altri. E’ chiaro che conoscere l’andamento preciso di questi fenomeni, in particolar modo dei precursori dell’unica eruzione storica – Monte Nuovo del 1538 – è fondamentale per l’interpretazione dei fenomeni attuali. Eppure, nonostante l’abbondante documentazione, finora la ricostruzione di tali fenomeni è stata spesso contradditoria, talvolta lacunosa o completamente errata.Nella ricostruzione del 2016, per esempio, l’inizio in epoca storica dei fenomeni di abbassamento del suolo ai Campi Flegrei veniva datato al 35 a.C., mentre noi dimostriamo che già in epoca greca, quindi dall’VIII secolo a.C., sono documentati fenomeni macroscopici di subsidenza. Uno degli elementi più interessanti per la ricostruzione degli spostamenti del suolo nell’area flegrea è un’antica strada greca e poi romana: la via Herculea, che correva tra la costa e l’antico Lago di Lucrino, molto più grande di quello attuale.Esistono documenti di epoca greca che testimoniano la subsidenza di questa strada, che veniva sommersa dal mare agitato progressivamente sempre più spesso. Questa strada era tra l’altro vicinissima al sito dove sarebbe sorto l’attuale Monte Nuovo, ed era fondamentale come ‘chiusura’ del Lago Lucrino, all’epoca utilizzato in maniera estremamente redditizia per la piscicoltura (il nome del lago viene da lucrum, ossia lucro, profitto).Le continue e sempre più disastrose invasioni marine dovute alla continua subsidenza della via Herculea spinsero i romani ad inviare Giulio Cesare, nel 59 a.C., per costruire una barriera di protezione; più tardi, nel 37 a.C., Ottaviano Augusto, in guerra contro Pompeo, fece rialzare la strada e costruire in quella zona un porto militare: Portus Julius. Nonostante i vari tentativi, la via Herculea andò sotto il livello del mare nel VII secolo d.C. e non riemerse più, neanche prima dell’eruzione del 1538: lo studio del 2016 ipotizzava che localmente, nel sito dove sarebbe sorto Monte Nuovo, il suolo si sarebbe sollevato di 19 metri subito prima dell’eruzione, ma questo è impossibile perché se così fosse la via Herculea, che oggi si trova in mare a 4.5 metri di profondità, sarebbe emersa di oltre 10 metri, e oggi sarebbe ancora sopra il livello del mare.Quello che poteva essere un importante precursore locale a breve termine, quindi, viene nel nostro lavoro fortemente ridimensionato: il sollevamento pre-eruttivo nel sito della futura eruzione, se anche ci fosse, potrebbe essere stato difficilmente distinguibile dalla normale deformazione, centrata su Pozzuoli, che interessa l’intera area. Anche l’inizio del sollevamento, precursore dell’eruzione del 1538, viene completamente ridefinito dal nostro lavoro: Parascandola ipotizzava che i primi episodi di sollevamento in epoca storica risalissero al IX secolo d.C., mentre lo studio del 2016 già citato faceva risalire l’inizio del sollevamento al 1251. Noi presentiamo testimonianze storiche precise (tra cui quelle di Petrarca e Boccaccio, che visitarono l’area tra il 1343 e il 1355), che dimostrano che fino al 1430 l’area flegrea era ancora in subsidenza. Il sollevamento precursore dell’eruzione del 1538 iniziò quindi soltanto circa cento anni prima; la sismicità di un certo rilievo iniziò poco prima del 1470, e ci furono terremoti anche molto devastanti che, con un nuovo metodo di calcolo della magnitudo da noi impiegato (a partire da dati di Intensità già riportati in letteratura da Guidoboni e Ciuccarelli nel 2011), possiamo stimare di magnitudo leggermente superiore a 5.La ricostruzione dei fenomeni di bradisisma flegreo negli ultimi tremila anni innanzitutto ci dice che i periodi di sollevamento del suolo, e ancor più di sismicità, sono eventi rarissimi e, nell’unico caso precedente alla nostra epoca, questo è terminato con un’eruzione (figura in basso). La nostra ricerca evidenzia che i fenomeni attuali sono del tutto analoghi a quelli che precedettero l’eruzione del 1538; soltanto l’entità del sollevamento è diversa: all’epoca, nei primi 70-75 anni il sollevamento aveva già raggiunto circa 10 metri (su un totale di 16 metri raggiunti subito prima dell’eruzione), mentre dal 1950 ad oggi è stato di poco superiore a 4 metri.Questo non vuol dire che anche questo episodio, iniziato nel 1950, finirà con un’eruzione. Significa però che tale probabilità non è trascurabile, e serve a smentire la diceria che ‘tanto sollevamento del suolo e sismicità ci sono sempre stati’, spesso utilizzata anche da politici per minimizzare il problema. Al contrario questi fenomeni sono estremamente rari, e il fatto che li osserviamo da ben 75 anni ci impone di preparare per tempo il territorio, non solo alla sismicità che è già un gravissimo problema imminente, ma anche all’ipotesi di una futura eruzione.L'articolo La ricostruzione storica del bradisisma ai Campi Flegrei ci dice che bisogna prepararsi all’ipotesi di un’eruzione proviene da Il Fatto Quotidiano.