Fisioterapista in Belgio: “Il mio lavoro qui è pagato meglio e riconosciuto. Questo ambiente mi dà stabilità”

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Una laurea triennale in fisioterapia all’Università degli Studi dell’Insubria. Poi, una scelta obbligata: la magistrale e il dottorato in Belgio. Dietro, una ragione semplice: in Italia questa possibilità non esiste. “Ci sono solo master o lauree di natura gestionale. Per chi come me vuole fare poi un dottorato, andarsene è obbligatorio”. Diego Poddighe ha 32 anni, fa ricerca a Leuven e da anni tenta di far arrivare, senza successo, un messaggio al Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR): “Servono specializzazioni riconosciute, come avviene per altre professioni sanitarie, o continueremo a fuggire all’estero”. In Italia la maggior parte delle professioni sanitarie prevede il conseguimento di lauree triennali. Nel caso di fisioterapia, dopo la triennale c’è la possibilità di accedere a lauree magistrali abilitanti alla gestione ma non alla specializzazione clinica. Per quella esistono alcuni master, che secondo Poddighe hanno però il limite burocratico di non essere equivalenti a una magistrale. La conseguenza? Non permettono l’accesso al dottorato. “Sono di altissima qualità, preparano molto bene i colleghi, ma se poi si vuole far ricerca si deve per forza prendere la magistrale, anche se è più di natura gestionale e quindi estranea agli obiettivi sanitari”.Nelle Fiandre la facoltà di “Movimento e Riabilitazione”, che comprende di fatto sia le scienze riabilitative sia le scienze motorie, è una facoltà autonoma, separata da Medicina, con un proprio decano e professori ordinari che sono fisioterapisti. “L’adozione di un sistema di formazione magistrale favorirebbe anche la creazione di una facoltà indipendente, dotata di personale accademico proprio. In Italia fisioterapisti con le carte in regola per diventare professori universitari ce ne sono, perché non dargli questa possibilità?”.C’è poi un tema di natura economica. A differenza delle lauree magistrali, i master costano. E non poco: “Si parla di cifre che vanno dai 1.000 ai 6.000 euro”, sottolinea Diego. “A questo si aggiunga il fatto che non vengono attivati in tutte le città italiane, il che comporta per molti fisioterapisti ulteriori spese legate a vitto e alloggio”. Questo percorso potrebbe alimentare anche pregiudizi nei confronti della professione: “Il fisioterapista, al termine del percorso universitario, non esce già specializzato in un ambito specifico, ma può eventualmente scegliere di specializzarsi successivamente tramite questi master. Questo può contribuire alla percezione del fisioterapista come figura “non specializzata” e in alcuni contesti lavorativi può incidere negativamente sul riconoscimento delle sue competenze”.E per molti professionisti, la scelta è di andarsene. Tra gennaio 2023 e ottobre 2024, l’Associazione Nazionale della Medicina e Chirurgia (Amsi) ha registrato oltre 13.550 richieste da parte di professionisti sanitari italiani interessati a trasferirsi all’estero. Tra questi, i fisioterapisti rappresentano circa il 10%. Non solo per la formazione, ma anche per esercitare la professione. In Belgio, ad esempio, lo stipendio di un fisioterapista con la magistrale si aggira intorno ai 3000 euro. In Italia intorno ai 2000. “Essendo in Belgio una professione più riconosciuta e specializzata, si guadagna anche di più. E questo vale anche per i dottorandi, che ricevono salari più alti”.Durante il dottorato Poddighe ha fatto ricerca sul funzionamento dei muscoli respiratori nei pazienti in terapia intensiva con difficoltà di svezzamento dalla ventilazione meccanica. “Il ventilatore mette a riposo i muscoli respiratori, causando debolezza e difficoltà nel ripristino del respiro spontaneo, con conseguente degenza più lunga e maggiori complicazioni. Studiando il loro funzionamento l’obiettivo è comprendere come allenarli per agevolare la ripresa”.Si tratta di un ambito di specializzazione su cui vorrebbe continuare a lavorare, anche ora che ha finito il dottorato. E su cui vorrebbe ci fosse più attenzione anche dall’Italia: “Non andrei mai da un gastroenterologo per farmi curare una slogatura di caviglia. Anche in fisioterapia esistono specializzazioni, ed è arrivato il momento che vengano riconosciute. Avere una base teorica specialistica in un determinato ambito innalza la qualità della formazione e in futuro anche quella del servizio fornito”. Una possibilità che per ora ha trovato solo all’estero.Lavoro a parte, a Leuven Diego ha trovato anche una vita tranquilla, l’amore, la serenità. “È una città piccola, circondata dai boschi, in cui si può girare in bicicletta. Tra i mercati e il bar italiano, in una casa in centro condivisa con la mia compagna, ho il mio equilibrio”, racconta. E anche se gli mancano gli aperitivi quotidiani, la spontaneità italiana e tutti i suoi amici, non rinuncerebbe all’ordine e all’efficienza dei servizi pubblici belgi. E soprattutto a un ambiente “più favorevole per la mia crescita professionale e per sentirmi stabile”.Eppure Poddighe, come forse molti colleghi, non esclude del tutto il ritorno in Italia. Ma ad alcune condizioni: “Tornerei se ci fossero le stesse possibilità lavorative, gli stessi salari. Un giorno, quando finalmente esisteranno magistrali specifiche, mi piacerebbe poter insegnare in un’università del mio Paese”. Fino ad allora, però, l’impressione è che in Italia non ci sia posto per lui. E nemmeno per la sua compagna: “Penso che per lei integrarsi in Italia sarebbe più difficile rispetto a quanto lo sia stato per me a Leuven, a causa della barriera linguistica e delle differenze salariali e di benefit. In Belgio basta l’inglese, da noi no…”.Anno solare 2045. In Italia esistono magistrali di Fisioterapia. Poddighe è un professore universitario a Milano. Giovani motivati e ispirati hanno la possibilità di studiare e diventare professionisti riconosciuti. I salari sono competitivi, gli studi sono accessibili a tutti. Nessun professionista sanitario italiano si sente obbligato a trasferirsi all’estero. È il sogno di Diego Poddighe. E forse non solo il suo.Sei una italiana o un italiano che ha deciso di andare all’estero per lavoro o per cercare una migliore qualità di vita? Se vuoi segnalaci la tua storia a fattocervelli@gmail.comL'articolo Fisioterapista in Belgio: “Il mio lavoro qui è pagato meglio e riconosciuto. Questo ambiente mi dà stabilità” proviene da Il Fatto Quotidiano.