Enzo Cannizzaro, ordinario di Diritto internazionale all’Università La Sapienza di Roma. Il ministro Crosetto ha inviato la fregata Alpino della Marina Militare a fornire “assistenza e soccorso” alla Global Sumud Flotilla, che naviga verso Gaza e in questo momento si trova in acque internazionali. Nel caso in cui una delle barche fosse attaccata da un drone cosa potrebbe fare la nave italiana?Il principio fondamentale della libertà di navigazione è basato sulla bandiera. Se venisse attaccata una barca battente bandiera italiana, si tratterebbe di un uso della forza vietata dal diritto internazionale e la nave della Marina Militare sarebbe legittimata a rispondere con misure necessarie e proporzionali, come, ad esempio, quella di abbattere il drone, prima o immediatamente dopo dell’attacco. Tale misura sarebbe proporzionata, in quanto non comporterebbe perdite umane. Allo stesso modo, se venisse attaccata una nave battente bandiera di un altro Stato, per esempio, la Spagna, l’attacco sarebbe diretto contro lo Stato di bandiera e solo esso sarebbe legittimato a rispondere.Se a bordo della nave spagnola ci fossero cittadini italiani?In virtù del principio della bandiera, l’attacco sarebbe diretto contro tale Stato. Non sarebbe, quindi, sufficiente a giustificare una risposta militare. Ma l’Italia potrebbe agire in protezione diplomatica al fine di accertare l’illiceità della condotta che ha danneggiato cittadini italiani ed esigere una riparazione del danno.Potrebbe accadere che a essere attaccata sia una nave di cui la Marina non conosce la bandiera e che potrebbe avere a bordo degli italiani.In questo caso, siamo in una situazione analoga a quella della precedente domanda. Le navi militari italiane che navigano nella zona dell’incidente potrebbero intervenire in soccorso umanitario, ma senza poter rispondere all’attacco. Se l’attacco comporta danni a cittadini italiani, l’Italia può far valere l’illecito ed esigere la riparazione del danno arrecato ai propri cittadini.Perché allora inviare una nave militare? Sarebbe bastata una nave civile in grado di intervenire in funzione di soccorso.Immagino che l’idea del governo sia che una nave da guerra posta a protezione della Flottilla possa esercitare un’azione di deterrenza nei confronti di Israele.Un altro tema si porrà nel caso in cui le imbarcazioni della Flotilla tentino di entrare in acque territoriali israeliane.Qui occorre fare chiarezza. Io suppongo che la Flottilla tenti di entrare nelle acque antistanti Gaza, che non sono israeliane, ma palestinesi. Nell’intero mare territoriale, che si estende per dodici miglia marine dalla costa, Israele ha dichiarato nel 2009 un blocco navale. Questo è un istituto che può essere utilizzato da Stati coinvolti in un conflitto armato per varie ragioni, come, ad esempio, arrecare danni all’economia del nemico e trarne vantaggi militari. Ma dubito molto, e tristemente, che Israele possa arrecare danni ulteriori all’economia di Gaza di quanto non abbia già fatto; né mi pare che il blocco abbia funzioni militari dato che Hamas non ha una flotta. Il Governo di Israele giustifica tale blocco con le esigenze di sicurezza, ad esempio, per evitare che Hamas acquisti armi. Ma non credo proprio che la Flottilla abbia questa funzione. Si tratta di recapitare aiuti umanitari per supplire alla mancanza di Israele, che avrebbe, ai sensi della IV Convenzione di Ginevra sulla protezione di civili in tempo di guerra, l’obbligo di proteggere la popolazione civile. Non mi pare proprio che la protezione dei civili a Gaza sia avvertita da Israele come una priorità.Israele sostiene che la Flotilla non può arrivare nelle acque antistanti Gaza perché quella è una zona di guerra.Nel 2024 la Corte Internazionale di Giustizia ha confermato, in un parere consultivo richiesto dalla Assemblea Generale dell’Onu, che l’occupazione israeliana dei Territori Palestinesi occupati, inclusi la Cisgiordania, Gerusalemme Est e la Striscia di Gaza, è illegale e deve cessare immediatamente. Un blocco marittimo in una zona marittima occupata illecitamente è a sua volta un atto illecito. Peraltro, si tratta di un blocco ermetico imposto ben prima dell’attacco di Hamas dell’ottobre del 2023; un blocco che ha strangolato per molti anni l’economia di Gaza ed ha imposto un isolamento ingiustificato alla popolazione. Le acque antistanti la striscia di Gaza dovrebbero essere considerate acque dello Stato di Palestina che ormai molti Stati riconoscono.Poniamo allora un altro caso. Una barca della spedizione riesce a entrare in acque che Israele considera proprie, Israele la attacca ma l’attacco avviene poco oltre il confine e la nave Alpino italiana lo vede: cosa può fare?Se a essere attaccata con l’uso della forza è una barca italiana, la fregata può intervenire perché la barca non ha commesso alcun illecito contro Israele. La Flottilla, a quanto sappiamo, trasporta aiuti umanitari e non è assolutamente in grado di minacciare la sua sicurezza. La Flottilla è una iniziativa simbolica, tesa ad attirare l’attenzione del mondo sulla situazione terribile che Israele ha imposto da quasi due anni, in violazione palese pressoché di tutte le norme del diritto umanitario che concernono la popolazione civile. La Flottilla non costituisce alcun rischio per la sicurezza di Israele. Se Israele, in un rigurgito di saggezza, acconsentisse a far pervenire quei pochi viveri che la Flottilla può contenere, forse migliorerebbe la propria reputazione che in questo momento è davvero ai minimi termini.Cosa potrebbe fare realisticamente Israele per fermare la Flotilla?In teoria potrebbe decidere di abbordare le imbarcazioni in acque internazionali, farla attraccare in uno dei suoi porti e rimpatriare i naviganti. Sarebbe ovviamente un illecito perché nelle acque non territoriali il diritto internazionale garantisce la libertà di navigazione, ma sarebbe meno grave di un attacco militare.L'articolo Flotilla – “Se fosse attaccata una barca italiana, la Marina potrebbe rispondere. Il blocco navale israeliano? È illegittimo” proviene da Il Fatto Quotidiano.