Il bis del concordato biennale verso la chiusura con un altro flop. “Adesioni parecchio inferiori rispetto alla prima edizione”

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La seconda edizione del concordato preventivo biennale tra fisco e partite Iva promette di chiudersi come la prima: con un altro flop. Alla vigilia della scadenza ufficiale fissata per il 30 settembre, professionisti e commercialisti si attendono adesioni ben sotto le 584mila del 2024, a fronte di una platea potenziale di oltre 2 milioni di autonomi soggetti agli Indici di affidabilità fiscale. L’operazione che secondo il viceministro dell’Economia Maurizio Leo avrebbe dovuto portare fuori dal nero milioni di partite Iva si confermerà con tutta probabilità un insuccesso.“Non abbiamo sensazioni ottimistiche”, dice Riccardo Alemanno, presidente dell’Istituto nazionale tributaristi. Già lo scorso anno, all’esordio, il meccanismo ha deluso le attese: 600 mila adesioni a fronte di 2,6 milioni di autonomi Isa e 1,7 milioni di forfettari con la flat tax (quest’anno esclusi), per un gettito di 1,6 miliardi. Il ravvedimento speciale, introdotto in corsa per stimolare la partecipazione, aveva raccolto invece poco meno di 1,3 miliardi: la generosissima sanatoria non è bastata per rendere appetibile l’accordo con l’Agenzia delle Entrate sulle tasse da pagare per il successivo biennio.Quest’anno il ravvedimento è stato riproposto, ma gli operatori non si attendono miracoli. “Le sensazioni che stiamo ricavando”, a 24 ore dalla scadenza, sono che “le adesioni saranno di parecchio inferiori in questa edizione”, spiega il presidente dell’Associazione nazionale commercialisti, Marco Cuchel, sottolineando che per dare una vera svolta al concordato bisognerebbe “svincolarlo” dagli Isa. Gianluca Tartaro, presidente dei dottori commercialisti, va oltre: il concordato dovrebbe evolvere in un regime ordinario, non restare confinato a una misura straordinaria, diventando «un’opportunità sfidante per i contribuenti più solidi e affidabili».Dal punto di vista del governo, gli incassi – qualunque sia la loro entità – confluiranno nelle coperture della manovra, destinate probabilmente al taglio della seconda aliquota Irpef. Ma sul tavolo ci sono anche la nuova rottamazione e il coinvolgimento delle banche, tema che mantiene aperto il contenzioso politico dentro la maggioranza. Dopo aver indicato di voler ottenere un incasso da 5 miliardi, Matteo Salvini ha rivisto al ribasso la cifra, portandola a 3-4 miliardi: “Interessa arrivare a una soluzione condivisa, non imposta”, ha sottolineato il leader della Lega. Il metodo, insomma, sembra ripetere quello dell’anno scorso: confronto con le banche e alla fine rinvio delle deduzioni sulle Dta. Un anticipo di liquidità più che un vero contributo aggiuntivo.Il primo appuntamento della manovra sarà intanto questa settimana, con il Consiglio dei ministri che probabilmente giovedì 2 ottobre esaminerà il Documento programmatico di finanza pubblica (Dpfp), che andrà a sostituire la Nadef. Giovedì è il termine entro cui trasmettere alle Camere il Dpfp, secondo la risoluzione unitaria di maggioranza e opposizione approvata nei giorni scorsi al Senato. Mercoledì e giovedì la premier Giorgia Meloni sarà impegnata a Copenaghen per il Consiglio europeo e il cdm potrebbe riunirsi al suo rientro.L'articolo Il bis del concordato biennale verso la chiusura con un altro flop. “Adesioni parecchio inferiori rispetto alla prima edizione” proviene da Il Fatto Quotidiano.