Roma non molla i Balcani occidentali e quei Paesi sanno di poter contare sul supporto italiano. Il ministro degli esteri Antonio Tajani lo ha ribadito vis a vis in occasione della Settimana di Alto Livello della 80ma Assemblea dell’Onu nella nuova riunione dei ministri degli Esteri dei Balcani occidentali e del gruppo “Amici dei Balcani occidentali”. Erano presenti ministri e i rappresentanti di Albania, Bosnia ed Erzegovina, Kosovo, Macedonia del Nord, Montenegro, Serbia, insieme ad Austria, Repubblica Ceca, Croazia, Grecia, Slovacchia, Slovenia. Presente anche la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola. Ma non mancano fonti di preoccupazione come il caso serbo.Tajani riunisce i Balcani occidentaliIl meeting ha inteso, da un lato, confermare l’impegno italiano per semplificare e accelerare il processo di allargamento dell’Ue verso i Balcani e, dall’altro, essere di sostegno nei casi più complicati, primo fra tutti quello serbo. Secondo il titolare della Farnesina l’integrazione europea è un disegno incompleto senza la “riunificazione” della regione balcanica occidentale con la famiglia europea. “Il governo italiano attribuisce massima priorità ai Balcani occidentali. Ho ribadito in varie occasioni che il loro processo di integrazione europea sarà il più importante investimento strategico per l’Unione”.La tesi sostenuta da Tajani è che questi Paesi sono “partner stretti dell’Italia” accomunati da antichi fattori storici e da uno spirito di collaborazione e fiducia reciproca. Roma ha confermato che i Paesi dei Balcani occidentali potranno continuare a contare sul supporto italiano, anche perché in prospettiva il loro ingresso nella famiglia europea sarà un elemento di forza per l’Ue di domani. In questo senso Tajani ha citato il Piano Ue per la Crescita dei Balcani come elemento di prospettiva che si mescola ad una crescente convergenza socio-economica e all’integrazione dei rispettivi mercati.La crisi serbaMa c’è un ma. Non accennano a fermarsi le proteste antigovernative in tutto il Paese nate 10 mesi fa a seguito del crollo del tetto di una stazione ferroviaria nella città settentrionale di Novi Sad, in cui sono morte 16 persone, con una crisi politica che in sostanza si rafforza in Serbia. Vucic definisce i manifestanti “terroristi” e ha provato ad organizzare contromanifestazioni nel tentativo di mantenere salda la sua presa sul potere. Anche di questo il presidente serbo ha discusso con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, incontrato a New York. In primis Netanyahu ha ringraziato il Vucic per “il suo fermo sostegno agli sforzi di Israele per garantire la liberazione di tutti gli ostaggi detenuti da Hamas – tra cui Alon Ohel, cittadino sia israeliano che serbo”. Inoltre sono stati discussi importanti accordi di cooperazione bilaterale in quei settori dove l’economia serba è maggiormente carente.Anche gli Usa corrono in soccorso di Belgrado, rinviando le sanzioni a Nis che così permette all’Industria petrolifera serba di proseguire nelle proprie attività operative entro e non oltre il primo ottobre 2025. Si tratta della sesta proroga concessa dall’amministrazione statunitense a seguito del cambiamento nella proprietà e della conseguente riduzione della presenza di Gazprom Neft, soggetto destinatario di sanzioni.