Garlasco, l’avvocata di Alberto Stasi: “Sconcertato”. Si allungano i tempi per il Dna sulle unghie di Chiara Poggi

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Le novità sull’inchiesta parallela a quella di Pavia sul delitto di Garlasco, con l’iscrizione nel registro degli indagati dell’ex procuratore capo Mario Venditti hanno una naturale ricaduta su Alberto Stasi, condannato in via definitiva per l’omicidio di Chiara Poggi. “Chiaramente, anche lui è rimasto sconcertato. Anche se in questi mesi ha scelto di non seguire troppo quello che sta avvenendo. Diciamo che apprende l’indispensabile, e per il resto va avanti con la sua vita” dice l’avvocata Giada Bocellari al Corriere della Sera. Stasi è “sconcertato” dopo le perquisizioni che venerdì hanno portato alla luce l’indagine della Procura bresciana che vede indagato per corruzione in atti giudiziari l’ex procuratore che otto anni fa chiese l’archiviazione di Andrea Sempio, accolta da giudice per le indagini preliminari che, come prevede il codice, poteva rigettare e anche ordinare un’imputazione.“Nel rispetto della presunzione di innocenza, è un’ipotesi accusatoria che, semmai dovesse arrivare a qualcosa di più certo – aggiunge l’avvocata -, ovviamente sarebbe gravissima. Per come è formulato adesso l’incolpazione, credo sia una delle peggiori accuse che possa essere mossa a un magistrato. Credo, quindi, abbia lasciato tutti abbastanza sconcertati. Ma lasciamo lavorare la Procura di Brescia” commenta la legale.I genitori di Sempio e i suoi legali hanno giustificato l’appunto trovato in casa, che faceva riferimento a denaro e citava il nome di Venditti, con le ipotesi che fosse un preventivo per le spese legali, o soldi per la marca da bollo per la copia degli atti. “È mio costume non commentare mai le dichiarazioni delle persone coinvolte, e i genitori non sono indagati, quindi preferisco in questa fase non fare commenti”. Quel fascicolo nasceva da un esposto della madre di Stasi. Fu la procura generale di Milano a trasmettere gli atti a Pavia con una nota in cui i magistrati scrivevano che “Stasi” condizionava “gli investigatori” e che su Sempio c’era “un vuoto probatorio”. Le toghe milanesi evidenziavano che gli elementi erano stati già esplorati, di fatto sconsigliando l’apertura di un fascicolo che invece fu aperto il 23 dicembre 2016. Tre giorni dopo l’invio.“Nella fase delle indagini preliminari, no. Eravamo in attesa di vedere che cosa sarebbe successo: avevamo portato informazioni che noi pensavamo necessitassero approfondimenti da parte della Procura. Diverso quando è avvenuta l’archiviazione, a distanza di tre mesi da quando era stata iscritta la notizia di reato: eravamo rimasti stupiti dalla velocità, non dal provvedimento in sé. “C’era una sentenza definitiva da sconfessare, cosa non semplice. E quindi la decisione non era sembrata anomala. Ma la tempistica, quella sì, ci era sembrata un p0′ veloce. E, soprattutto, ci aveva lasciato perplessi un fatto: dopo l’archiviazione avevamo chiesto di avere accesso al fascicolo, ma ci erano stati negati per due volte i file audio delle intercettazioni“.Intanto c’è attesa per il prosieguo dell’incidente probatorio. Resta l’analisi del Dna trovato sulle unghie di Chiara Poggi. “Per questa analisi sul Dna dei margini ungueali – ha detto lo scorso venerdì Marzio Capra, storico consulente della famiglia Poggi – dovremo effettuare tutti gli eventuali confronti”. Per la difesa di Alberto Stasi, per i pm e per i loro consulenti, uno dei due profili genetici presenti sulle unghie di Chiara è riconducibile ad Andrea Sempio. I legali e i consulenti dell’indagato e della famiglia Poggi, al contrario, hanno sempre sostenuto che il materiale genetico raccolto non fosse sufficiente per arrivare a un risultato attendibile. Se il Dna, che ha fatto riaprire le indagini a carico dello storico amico di Marco Poggi è utilizzabile, verrà quindi sottoposto a confronto nell’ambito dell’incidente probatorio in corso. L’avvocato Francesco Compagna, legale del fratello della vittima, venerdì ha precisato che nel corso dell’udienza “sono stati esposti gli esiti dei primi lavori sul Dna”. Dna che “non era attribuibile, non c’era nessun elemento – ha aggiunto -, ci sono dei dati probatori reali. Stiamo dando l’impressione agli italiani che non esistono le scienze forensi, che ognuno può fare una relazione”.I periti incaricati dal giudice di eseguire tutti gli accertamenti, ossia la genetista Denise Albani e l’esperto dattiloscopico Domenico Marchigiani hanno chiesto e ottenuto una proroga di 70 giorni, quindi fino al 18 dicembre, per completare le analisi. Un terzo perito, Giovanni Di Censo, è stato poi nominato per occuparsi delle impronte sulle paradesive e di quelle trovate sul pacco di cereali e sul sacchetto della spazzatura, se saranno ritenute utilizzabili. Come stabilito dalla gip durante l’ultima udienza, resta fuori dall’incidente probatorio l’ormai nota impronta 33, individuata su una parete delle scale che portano al seminterrato nella villetta dei Poggi e attribuita dagli inquirenti a Sempio, difeso dai legali Massimo Lovati e Angela Taccia.“Abbiamo insistito ancora una volta per chiedere che si accertasse la verità sull’impronta 33 che per noi non è attribuibile a Sempio”, ha detto l’avvocato Compagna. “Questo è motivo di grande amarezza, perché ci aspettavamo che l’incidente probatorio fosse il momento del chiarimento. Invece il paradosso è che si vanno ad analizzare delle impronte che sono totalmente irrilevanti e quella che si ritiene essere rilevante non viene analizzata perché ciascuno si vuole tenere nel cassetto la propria consulenza e impugnarla“.L'articolo Garlasco, l’avvocata di Alberto Stasi: “Sconcertato”. Si allungano i tempi per il Dna sulle unghie di Chiara Poggi proviene da Il Fatto Quotidiano.